FEDE ,VERITA’ , AMORE , BENEDETTO XVI: I MIEI ANNI SUL MONTE : RECENSIONE DI AGOSTINO BERTANI PER IL BORGHESE…

Dal 28 febbraio 2013, quindi da sei anni a questa parte, Benedetto XVI non è più il Papa regnante, ma è sempre e ancora il Papa”emerito”. E non ha mai smesso un secondo di pregare, di esortare alla fede, di rispondere alle richieste di aiuto spirituale che continuano a giungergli da tutto il mondo. Ora, all’avvicinarsi del sesto anno trascorso ” sul monte”, ovvero il ritiro, in preghiera, una nuova, moderna e attivissima casa editrice cattolica, la Mimep Docete , ha raccolto, selezionato e dato alle stampe i discorsi, le lettere, gli incontri, le interviste più significative di Papa Ratzinger in questi sei anni.

Ne è scaturito “I miei anni sul monte”, agile e avvincente libro, arricchito con 20 fotografie inedite che ci avvicinano ancor di più alla paterna figura di questo grande Pontefice . Il materiale documentario contenuto nel libro è stato selezionato il raccolto dalle tre autrici : Rita Capecchi , biologa, Massetana, Anna Maria Conti, medico pediatra milanese e Alessandra Marra, gallerista romana fondatrice del gruppo Facebook denominato “Papa Benedetto nel recinto di Pietro “, seguito da un vasto pubblico di credenti che guardano con profondo affetto, riconoscenza e gratitudine alla figura e all’opera di Joseph Ratzinger / Benedetto 16º. Anno per anno, con scrupolo e precisione, hanno raccolto i principali interventi, scritti e orali, del Papa emerito, hanno ricercato le immagini anche di incontri privati, e hanno riunito il tutto in questo libro, affidato alle cure del giornalista e storico Luciano Garibaldi, già autore, per la Mimep Docete , del libro “2017. Fatima, centro del mondo”. Il lavoro delle tre autrici testimonia quanto intensa e profonda sia la presenza di Joseph Ratzinger nell’area della fede e della cultura e quanto sia opportuno ripartire dalle sue parole per dare nuovo slancio ad una umanità un po’ stanca.

Chi sono le autrici? Rita Capecchi  è nata e vive a Massa Marittima, cittadina collinare della Maremma. Appassionata di animali, esperta in tartarughe mediterranee, ne gestisce un centro per conto dell’università e dell’unione dei comuni. Nel 2013 è nata una grande amicizia con le altre due autrici di questo libro e connessi ha dato vita al gruppo su Facebook dedicato a Benedetto XVI. Ad oggi il gruppo come continua ad accogliere moltissimi membri. Annamaria Conti, pediatra milanese insieme a Rita ed Alessandra, conosciute in rete e poi diventate amiche anche nel mondo reale si dedica quotidianamente a fare sì che la grande gioia provata nella conoscenza del Magistero di Benedetto 16º venga mantenuta viva e trasmessa a quante più persone possibile, attraverso i gruppi e le pagine a lui dedicate. Alessandra Marra è nata Roma dove vive e lavora in una galleria di stampe antiche al Pantheon attività artistica iniziata dal suo bisnonno. “La nostra amicizia” dice Alessandra, “è cresciuta grazie alla devozione, che ci unisce al Magistero di Benedetto 16º e che ci spinge ad operare affinché le sue Sante parole mai vengano dimenticate”. Il libro è suddiviso in sei capitoli, Uno per ognuno degli anni vissuti” sul monte”. Dopo le premesse destinate a riassumere gli eventi più importanti di ogni anno (“2013, l’anno della svolta”, “2014, l’anno della piazza”, “2015, L’anno delle uscite pubbliche”, ecc…), il libro da’ la parola Benedetto 16º e ripropone i suoi interventi più significativi. Tra questi va sicuramente compresa la lunga intervista che Papa Ratzinger  concesse, nel 2016, allo scrittore teologo tedesco Peter Seewald.

Per gentile concessione della Mimep Docete , Si riproducono quelle parti più significative di quell’ appassionato dialogo:

Lei si trova, come si è espresso, “nell’ultima fase della sua vita”. Ci si può preparare la morte?

” Bisogna prepararsi alla morte. Non nel senso di compiere certi atti, ma di vivere preparando sia superare l’ultimo esame di fronte a Dio. Ad abbandonare questo mondo e trovarsi davanti all’lui e ai santi, agli amici e ai nemici.”

Lei come fa?

“meditando. Pensando sempre che la fine si avvicina. Cercando di prepararmi a quel momento, e soprattutto tenendolo sempre presente”. Mi viene in mente il suo moto episcopale: “collaboratori della verità”.

Come arrivo’ a questo motto ?

“Da molto tempo l’argomento “verità” è stato messo da parte perché sembra troppo grande per l’uomo. Nessuno osa più dire: “possediamo la verità”. È vero che non possiamo dire: “io posseggo la verità”, ma la verità possiede noi, ci ha toccati. E noi cerchiamo di farci guidare da questo contatto. Quando fui ordinato vescovo, mi viene in mente le parole della terza lettera di  Giovanni, laddove afferma che noi siamo “collaboratori della verità”. Mi sembrava che fosse la definizione autentica del mestiere del teologo: colui che e stato toccato dalla verità, che ha visto il suo volto”.

I suoi studenti dicono che nel corso dei decenni hanno potuto osservare come per lei la celebrazione dell’eucarestia non sia mai diventata una “routine” , E come lei viva la transustanziazione con totale abbandono, come se fosse la prima volta.

“È un’esperienza così emozionante che si resta sempre colpiti e si è presi completamente dall’evento straordinario che sta avvenendo sull’altare: la presenza del signore stesso, il pane che non è più pane, ma il corpo di Cristo”.

 

All’epoca del concilio, di quale schieramento si considerava parte? Di quello progressista?

“Direi di sì. All’epoca essere progressisti non significava ancora rompere con la fede, ma imparare a comprenderla meglio e a viverla in modo più giusto, muovendo dalle origini. Allora credevo ancora che tutti noi volessimo questo punto . Il mutamento di tono si percepì già il secondo anno del concilio, e si è poi delineato con chiarezza nel corso degli anni successivi”.

L’amore è uno dei suoi temi centrali. La trattato da studente, da professore, da Papa. Che ruolo avuto l’amore nella sua vita? Quale è la sua esperienza? La sentito, la provato, vissuto con sentimenti profondi? O è rimasta una questione teorica, filosofica?

“No, no, no. Se non lo si sente, non se ne può nemmeno parlare. Io l’ho sentito prima in casa, da mio padre, mia madre, i miei fratelli. Essere Amati e restituire amore agli altri l’ho sempre considerato fondamentale per poter vivere, per poter accettare se stessi e gli altri. Infine sono diventato sempre più consapevole che Dio stesso non è soltanto, diciamo un sovrano onnipotente, una podestà lontana, ma è amore e mi ama”.

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Agostino Bertani per IL BORGHESE

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