ANDATE A MESSA !!! IL SACRIFICIO E’ VALIDO!!! GESU’ E’ SEMPRE PRESENTE NEL CORPO E NEL SANGUE !!! –SE IL SACERDOTE CHE CELEBRA LA SANTA MESSA HA PERSO LA FEDE NELLA PRESENZA REALE DI CRISTO NELL’EUCARESTIA , PUR RECITANDO IN MANIERA FORMALMENTE CORRETTA LE PAROLE DELLA CONSACRAZIONE , AVVIENE LA TRANSUSTANZIAZIONE??? —-ANCHE SE LUI NON CREDESSE PIU’ , LA CONSACRAZIONE E’ VALIDA !!!

Mons. Athanasius Schneider, è un vescovo cattolico, dal 5 febbraio 2011 nominato da Benedetto XVI Vescovo Ausiliare di Maria Santissima in Astana (Kazakhstan). È noto per essere uno dei maggiori difensori della tradizione cattolica e della messa tridentina. In una intervista aveva dichiarato: “Coloro che non credono e non professano completamente l’integrità della fede cattolica occupano spesso posizioni strategiche nella vita della Chiesa, ad esempio diventano professori di teologia, educatori nei seminari, superiori religiosi, parroci e anche vescovi e cardinali”. E recentemente, riguardo alla situazione attuale della Chiesa Cattolica, ha ancora dichiarato: “Uomini senza fede hanno raggiunto le più alte cariche della Chiesa; ci sono membri della gerarchia ecclesiastica che promuovono relativismo, protestantesimo e “un’altra Chiesa”. Usano il loro potere per opprimere i fedeli, per proibire la Vecchia Messa in latino. Questo gruppo non ama il catechismo e dato che l’unità della Fede è stata persa, i vescovi sono divisi e questa divisione è visibile in pubblico”. Per cui, ha affermato Schneider, è evidente che i cardinali Marx e Kasper non condividono la stessa fede dei cardinali Burke e Muller.

QUESITI
Se un sacerdote che ha perso la fede consacri l’Eucaristia e assolva validamente.
1) Se il sacerdote che celebra la Santa Messa ha perso la Fede nella Presenza Reale di Cristo nell’Eucaristia, pur recitando in maniera formalmente corretta le parole della Consacrazione, avviene la Transustanziazione?
2) Se, nel celebrare in modo formalmente corretto, mentre recita le parole della Consacrazione “intende fare ciò che fa la Chiesa recitandole” ma non crede affatto ai loro effetti (la Transustanziazione), il pane e il vino si trasforma nel Corpo e Sangue di Cristo o rimane semplice pane e vino?
3) Lo stesso quesito si pone per gli altri Sacramenti, specialmente quello della Riconciliazione: se il sacerdote non crede nel suo sacerdozio ministeriale e considera la Confessione come un colloquio tra amici, oppure la pensa come Lutero, ancorché pronunciasse le parole canoniche dell’assoluzione, la sua “assoluzione” è valida e ratificata da Dio oppure no?

RISPOSTE
1) “Ad validitatem” per la consacrazione eucaristica si richiede che il sacerdote abbia l’intenzione di celebrare il sacramento secondo la “mens” di Gesù Cristo che ha istituito questo sacramento. Anche se lui non credesse più, la consacrazione è valida.
2) Ugualmente la consacrazione è valida anche per la seconda domanda. Nel celebrare, questo sacerdote, ormai miscredente, accetta però di fare ciò che intende fare la Chiesa, e quindi avviene la transustanziazione.
3) È valida anche l’assoluzione data da un prete che ormai abbia perso la fede.
(cfr. in Internet: https://www.amicidomenicani.it/leggi_sacerdote.php?id=1589)

►Il motivo generale è questo: che il sacramento non dipende dalla fede e dalla santità del ministro. È sufficiente che il ministro accetti di essere strumento di Cristo.
►Il Magistero della Chiesa ha fissato come dogma di fede che per l’amministrazione del Battesimo non si richiede la fede del ministro (Concilio di Trento).
►È prossimo alla fede, anche se non è dogma, che questo vale anche per tutti gli altri sacramenti. Negare ciò che è prossimo alla fede significa essere prossimi all’eresia. Dunque è ben certo che non è richiesta la fede.

Per ritenere che il sacerdote che non ha fede NON CONSACRI VALIDAMENTE dovrebbe egli avere l’intenzione di non voler fare ciò che intendeva Cristo e quindi la Chiesa. Senza questa esplicita o implicita intenzione e/o manifestazione, in lui – anche non credendo nella transustanziazione o nel sacramento della Confessione – opera il sacramento dell’ORDINE, che è deputato alla consacrazione eucaristica e all’assoluzione sacramentale (“ex opere operato”).
Il sacerdote infatti opera IN PERSONA CHRISTI: è Cristo stesso che opera nello strumento del sacerdote consacrato con il Sacramento dell’ORDINE, anche se il sacerdote stesso fosse in peccato mortale od abbia perso totalmente la Fede. Se un sacerdote pertanto pronuncia correttamente le parole della consacrazione o dell’assoluzione esse sono valide per la validità del Sacramento. Perché è Cristo stesso che consacra e che assolve attraverso il mezzo del sacerdote consacrato con il Sacramento dell’ORDINE.

Può certamente avvenire che il sacerdote – senza esprimerlo pubblicamente – intenda proprio intenzionalmente NON CONSACRARE, senza che i fedeli possano saperlo e capirlo. In questo caso, e in ogni caso che uno abbia dubbi se il sacerdote abbia consacrato o meno, bisogna seguire quanto detto da Gesù stesso a Santa Caterina da Siena e riportato nel “Dialogo della Divina Provvidenza” ((libro scritto dalla Santa durante le estasi e apparizioni avute di Gesù, e che l’ha fatta dichiarare “Dottore della Chiesa”): “Il popolo – dice Gesù a Santa Caterina da Siena – deve pregare con condizione: se questo ministro ha detto quel che debba dire, CREDO VERAMENTE CHE TU SIA CRISTO, FIGLIO DI DIO VERO E VIVO, DATO A ME IN CIBO DAL FUOCO DELLA INESTIMABILE CARITA’, E IN MEMORIA DELLA TUA DOLCISSIMA PASSIONE E DEL GRANDE BENEFICIO DEL SANGUE, IL QUALE SPANDESTI CON TANTO FUOCO D’AMORE PER LAVARE LE NOSTRE INIQUITA’. Facendo così, la cecità di colui (il sacerdote che non consacra) non darà loro (al popolo) tenebre, adorando una cosa per un’altra: SEBBENE COLPA DI PECCATO VI SIA, QUESTA E’ SOLO DEL MINISTRO” (Santa Caterina da Siena, DIALOGO DELLA DIVINA PROVVIDENZA).

Preciso che il caso cui fa riferimento Gesù a Santa Caterina – e riportato nel “Dialogo della Divina Provvidenza” – è quello dei sacerdoti del suo tempo, i quali pronunciavano le parole della consacrazione in silenzio, non udibili dai fedeli. In tali casi avveniva che certi sacerdoti che vivevano in peccato mortale, pensando che celebrando in tale stato – senza premettere la confessione – commettevano un sacrilegio consacrando, allora fingevano di consacrare non dicendo mentalmente le parole della consacrazione, ma – dopo la finta consacrazione – mostravano ai fedeli l’Ostia come se fosse stata consacrata, inducendoli perciò in un atto di idolatria di un semplice pane. In tali casi, appunto, il popolo non aveva colpa di tale atto di idolatria che involontariamente commettevano, ma l’aveva solo il sacerdote, che per non fare un sacrilegio personale, faceva però anche un peccato più grave inducendo l’idolatria (di un pane non consacrato) nel popolo inconsapevole. Oggi tuttavia è più difficile che avvengano simili casi, perché la Chiesa al sacerdote fa pronunciare a voce alta le parole della consacrazione, da tutti udibili, ed anche se il sacerdote non ha più la fede, ma pronuncia quelle parole secondo le intenzioni di Cristo e della Chiesa, LA CONSACRAZIONE AVVIENE SEMPRE.

Prof. GIORGIO NICOLINI

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LA SANTA MESSA COME SACRIFICIO

E’ dogma di fede che la Santa Messa è un SACRIFICIO vero e proprio. La questione che può sorgere è la seguente: quale delle parti della Messa costituisce l’azione sacrificale vera e propria? E’ sentenza comune che l’azione costitutiva del sacrificio consiste soltanto nella consacrazione del pane e del vino. Perché esista il sacrificio è richiesta perciò la doppia consacrazione, secondo come è stata compiuta da Cristo nell’ultima Cena. La doppia consacrazione è necessaria per rappresentare in modo sacramentale la reale separazione del Corpo e del Sangue di Cristo avvenuta nel sacrificio della Croce (cfr. San Tommaso, S. Th. III, 82, 10). Quand’anche il sacerdote fosse divenuto incredulo, se la consacrazione è fatta dal sacerdote implicitamente secondo l’intenzione di Cristo (che è il celebrante principale), vi è la Presenza Reale di Cristo e si compie il Sacrificio incruento, rinnovazione del Sacrificio cruento della Croce.
Quindi la Messa è valida, così come la Comunione Eucaristica, indipendentemente dall’adesione del sacerdote – nella Messa – ad un Papa o ad un altro, in quanto nella Messa viene applicata l’intenzione di Cristo e non del Papa (che sia vero o meno, eretico o meno).

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Per evitare confusioni dottrinali, bisogna perciò sempre rifarsi all’insegnamento magisteriale e dogmatico della Chiesa Cattolica, altrimenti si fa una grande e pericolosa confusione. Un conto è la validità dei Sacramenti, un conto è l’essere “in comunione con un eretico” (papa o non papa che sia). Gli ortodossi, per esempio, sono scismatici, NON SONO IN COMUNIONE CON IL PAPA DELLA CHIESA CATTOLICA, tuttavia quando i loro sacerdoti celebrano la Messa, la consacrazione è VERA e VALIDA, anche se gli ortodossi non sono in comunione con il Papa (chiunque sia). I loro Sacramenti (tutti e sette) sono VALIDI, perché hanno la successione apostolica, per cui i Vescovi sono veri Vescovi e i Sacerdoti sono veri Sacerdoti. Però – per una scelta erronea dei secoli passati – non sono in Comunione con la Chiesa di Roma (cioè con il Papa), e quindi sono scismatici. Tuttavia, quando consacrano il pane e il vino – secondo come Gesù ha voluto nell’Ultima Cena – la consacrazione e il sacrificio della Messa avviene realmente, nonostante siano scismatici: e questo perché i loro Vescovi e i loro Sacerdoti hanno ricevuto il sacramento dell’Ordine, il sacramento istituito da Gesù Cristo. I protestanti, invece, non hanno i Sacramenti: sono semplici laici e i loro pastori sono solo “laici”, privi del sacramento dell’Ordine, perché non hanno la successione apostolica. Un sacerdote cattolico, perciò, che consacra – indipendentemente dalla sua adesione ad un Papa (vero o no, eretico o no), consacra validamente se celebra la Messa secondo l’intenzione di Cristo che l’ha istituita (la Messa) e ne è (Gesù) il sacerdote principale che consacra il pane e il vino o assolve dai peccati nel Sacramento della Confessione. Il sacerdote, infatti, agisce solo IN PERSONA CHRISTI. Ma è Cristo che – attraverso il sacerdote “ordinato” – consacra e assolve.

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In proposito è bene sapere che le Chiese ortodosse hanno conservato la successione apostolica, il sacramento dell’Ordine, tutta la ricchezza dell’Eucaristia e condivide con la Chiesa cattolica anche la stessa parola del Signore. Questo è quello che la Chiesa cattolica e quella ortodossa hanno in comune.
E sebbene l’unione tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa non sia ancora completa, è già perfetta nella grazia, attraverso i sacramenti.
Per questo motivo i cattolici possono ricevere i sacramenti dell’Eucaristia, della Penitenza e dell’Unzione degli infermi in una chiesa ortodossa; per esempio, un turista in una regione dove non ci sono chiese cattoliche può andare da un ministro ortodosso (Decreto Unitatis redintegratio del CVII, 16) (Canone 844, 2).
E, viceversa, i sacerdoti cattolici possono amministrare questi tre sacramenti ai fedeli ortodossi che ne faccia richiesta in presenza di un motivo per giustificarlo. (Decreto Orientalium Ecclesiarum CVII, 27) (Canone 844, 3).

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Dice Don Curzio Nitoglia a proposito della messa UNA-CUM: Non vi è dunque nessun peccato nel nominare nel “Canon Missae” il nome del Papa ritenuto, ma non provato, decaduto dal Pontificato perché ammesso e non concesso che non sia membro della Chiesa per eventuale indegnità o eresia, ne resta il Capo e il fondamento visibile quanto al governo. Quindi è lecito celebrare e assistere alla Messa “una cum” senza commettere alcun peccato mortale.

Un battezzato scellerato per vita immorale o per mancanza di fede, ma eletto canonicamente Papa non è più membro vivo o tout court della Chiesa, però ne resta il Capo (anche se indegno) quanto al potere di giurisdizione. Quindi la governa visibilmente e lo si deve nominare nel Canone della Messa senza per questo macchiarsi di peccato e sporcare la Chiesa, che è Santa quanto alla sua natura (Corpo Mistico di Cristo), al suo fine (il Cielo), alla sua origine (Dio) e ai suoi mezzi (Sacramenti, Magistero infallibile e Leggi), ma è composta di membri santi e peccatori per divina volontà. Il Papa come membro può essere un peccatore anche contro la fede, ipoteticamente potrebbe essere considerato “eretico”, ma solo in maniera puramente investigativa o dubitativa, come quando S. Tommaso d’Aquino si chiede in forma fittiziamente dubitativa “An Deus sit / Se Dio esista” (S. Th., I, q. 2, a. 3), tuttavia in entrambe i casi resterebbe Capo visibile (anche se indegno) della Chiesa quanto al governo di Essa.

Ora privare oggi, in questo mondo infernale, i fedeli della Messa tradizionale perché viene celebrata nominando nel Canone il nome del Papa regnante è un azzardo scellerato, che espone la maggior parte dei fedeli al rischio prossimo di non poter vivere in stato di grazia abitualmente, privandoli di tutti Sacramenti amministrati “una cum”.

I fedeli possono andare ad ogni Messa tradizionale (celebrata anche non “una cum”). Infatti è il Ministro che risponde a Dio delle sue scelte, mentre il fedele deve solo rispondere se ha osservato o meno il 3° Comandamento: “Ricordati di santificare le feste”.

Non dimentichiamo mai l’insegnamento dell’Angelico secondo cui “Dio non abbandona mai la sua Chiesa al punto da non poter trovare ministri sufficienti per le necessità del popolo” (S. Th., Suppl., q. 36, a. 4, ad 1).

Ora, se gli unici Sacramenti leciti fossero quelli amministrati non “una cum”, i ministri cattolici sarebbero forse un centinaio su un miliardo e mezzo di fedeli cattolici. Quindi sarebbero totalmente insufficienti per le necessità del popolo.

Prof. GIORGIO NICOLINI

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ULTERIORI PRECISAZIONI RIGUARDO ALLE PROBLEMATICHE SULLA VALIDITA’ DELLA MESSA — PRECISAZIONI TEOLOGICHE DI SAN TOMMASO D’AQUINO (dottore della Chiesa) —

1) Un sacerdote che ha detto le parole stabilite da Cristo per la consacrazione del pane e del vino (credente o incredulo sulla transustanziazione, ma con l’intenzione almeno implicita di fare secondo la “mens” di Cristo), SUBITO DOPO fa avvenire realmente la TRANSUSTANZIAZIONE, cioè il pane e il vino divengono VERO CORPO e VERO SANGUE di Cristo.

2) Le parole successive alla transustanziazione del sacerdote riguardo alla “UNA CUM”, cioè alla preghiera per il papa (detta dal sacerdote, cosciente o meno di eresie di un papa o che sia papa o no) NON ANNULLA la TRANSUSTANZIAZIONE già avvenuta in precedenza, quindi l’Eucaristia è VALIDA (cioè, Gesù NON SI RITIRA riguardo alla avvenuta presenza nell’Ostia consacrata e vi permane fintantoché le specie eucaristiche non siano consumate): perciò l’Eucaristia è vero Corpo e vero Sangue di Gesù (da adorare) e la Messa è valida anche se celebrata “UNA CUM” con un papa che si ritiene eretico.

3) I sacerdoti che abbiano ricevuto validamente l’ORDINAZIONE sacerdotale, se divenuti eretici, o scismatici, o scomunicati, celebrano VALIDAMENTE l’Eucaristia, cioè la consacrazione avviene realmente, in forza del sacramento dell’ORDINE ricevuto, anche se la loro celebrazione è ILLECITA, e perciò commettendo un peccato mortale.

4) Riguardo al punto più cruciale della partecipazione alla Messa di eretici, scismatici o scomunicati, è vero che non si deve partecipare alla loro Messa, ma tale obbligo sussiste solo quando essi – dice San Tommaso – sono privati dell’esercizio dei loro poteri da UNA SENTENZA DELLA CHIESA; perciò,chiarisce San Tommaso, “FINO ALLA SENTENZA DELLA CHIESA – pubblica e notoria – E’ LECITO RICEVERE LA COMUNIONE DA ESSI E ASCOLTARE LA LORO MESSA”, rimanendo valida e lecita l’una e l’altra (la Comunione eucaristica e la partecipazione alla Messa).

5) Riportando Sant’Agostino, San Tommaso precisa la liceità di cui sopra, in quanto ad un cristiano è “PROIBITO GIUDICARE GLI ALTRI per ARBITRARIO SOSPETTO (non possiamo cioè sapere se il sacerdote è consapevole o meno di partecipazione ad una eresia e/o ad una “falsa chiesa”, citando nel canone il nome di un papa ritenuto eretico, ma che, in realtà, dalla stragrande maggioranza dei sacerdoti è probabilmente fatto in assoluta “buona fede”, credendo cioè che egli sia il vero papa e che non sia un eretico; e così anche è creduto dalla maggior parte dei fedeli).

Prof. GIORGIO NICOLINI

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UN FALSO PROBLEMA
CIRCA LA VALIDITA’ DELLA SANTA MESSA —

Il problema UNA CUM, cioè della comunione con un papa eretico o che si suppone neppure sia papa E’ UN FALSO PROBLEMA, perché non ha nulla a che vedere con la validità della consacrazione, che avviene solo e soltanto per le parole consacratorie QUESTO E’ IL MIO CORPO (sul pane), QUESTO E’ IL CALICE DEL MIO SANGUE (sul vino), indipendentemente che si preghi per un papa ritenuto eretico o addirittura che neppure sia papa. Affermare il contrario è UNA CONTRADDIZIONE lampante, che mette in dubbio tutto, anche la stessa PRESENZA REALE DI CRISTO NEI TABERNACOLI.
Entrando in una Chiesa, infatti, come si fa a sapere se l’Ostia riposta nei Tabernacoli è stata consacrata da un sacerdote in comunione con un papa “vero” o con un papa “eretico” o neppure con un papa, dal momento che non si è stati presenti alla Messa di consacrazione di quella Ostia poi riposta nel Tabernacolo?… Non si potrebbe essere più certi di nulla!… E’ evidente l’ASSURDITA’!…

Si sta facendo perciò una grande e pericolosa confusione. Un conto è la validità dei Sacramenti, un conto è l’essere “in comunione con un eretico” (papa o non papa che sia). Gli ortodossi, per esempio, sono scismatici, NON SONO IN COMUNIONE CON IL PAPA DELLA CHIESA CATTOLICA, tuttavia quando i loro sacerdoti celebrano la Messa, la consacrazione è VERA e VALIDA, anche se gli ortodossi non sono in comunione con il Papa (chiunque sia). I loro Sacramenti (tutti e sette) sono VALIDI, perché hanno la successione apostolica, per cui i Vescovi sono veri Vescovi e i Sacerdoti sono veri Sacerdoti. Però – per una scelta erronea dei secoli passati – non sono in Comunione con la Chiesa di Roma (cioè con il Papa), e quindi sono scismatici. Tuttavia, quando consacrano il pane e il vino – secondo come Gesù ha voluto nell’Ultima Cena – la consacrazione e il sacrificio della Messa avviene realmente, nonostante siano scismatici: e questo perché i loro Vescovi e i loro Sacerdoti hanno ricevuto il sacramento dell’Ordine, il sacramento istituito da Gesù Cristo. I protestanti, invece, non hanno i Sacramenti: sono semplici laici e i loro pastori sono solo “laici”, privi del sacramento dell’Ordine, perché non hanno la successione apostolica. Un sacerdote cattolico, perciò, che consacra – indipendentemente dalla sua adesione ad un Papa (vero o no, eretico o no), consacra validamente se celebra la Messa secondo l’intenzione di Cristo che l’ha istituita (la Messa) e ne è (Gesù) il sacerdote principale che consacra il pane e il vino o assolve dai peccati nel Sacramento della Confessione. Il sacerdote, infatti, agisce solo IN PERSONA CHRISTI. Ma è Cristo che – attraverso il sacerdote “ordinato” – consacra e assolve.

Tanti miracoli eucaristici (Lanciano, Bolsena…) non sono forse avvenuti anche quando e perché il sacerdote DUBITAVA della TRANSUSTANZIAZIONE?… Nonostante ciò, con il miracolo del pane divenuto CARNE e del vino divenuto SANGUE Cristo ha voluto mostrare che le parole del sacerdote dubbioso o incredulo COMPIVANO UGUALMENTE LA CONSACRAZIONE, cioè la TRANSUSTANZIAZIONE…
Riguardo al NOVUS ORDO, inoltre, è da ricordare ancora che la formula della Consacrazione nella Messa NON E’ MAI STATA CAMBIATA. Essa è costituita infatti dalle sole parole QUESTO E’ IL MIO CORPO (sul pane), QUESTO E’ IL CALICE DEL MIO SANGUE (sul vino). Con queste sole parole avviene la consacrazione, anche se non vi fosse null’altro prima e dopo di esse. Certi Vescovi e sacerdoti in prigionia (per le persecuzioni comuniste) riuscivano a celebrare la Messa e a fare la Comunione in pochi secondi pronunciando di nascosto queste sole parole su un frammento di pane ed una goccia di vino (nascostamente ottenuti). Naturalmente questi erano casi eccezionali, leciti nella persecuzione. Fuori di tali casi non è lecito ad alcun sacerdote omettere il rito stabilito dalla Chiesa o cambiarne i contenuti: commetterebbero un peccato mortale, pur rimanendo valida la consacrazione per quelle sole parole della consacrazione.

Prof. GIORGIO NICOLINI
Direttore di TELE MARIA www.telemaria.it

8 pensieri su “ANDATE A MESSA !!! IL SACRIFICIO E’ VALIDO!!! GESU’ E’ SEMPRE PRESENTE NEL CORPO E NEL SANGUE !!! –SE IL SACERDOTE CHE CELEBRA LA SANTA MESSA HA PERSO LA FEDE NELLA PRESENZA REALE DI CRISTO NELL’EUCARESTIA , PUR RECITANDO IN MANIERA FORMALMENTE CORRETTA LE PAROLE DELLA CONSACRAZIONE , AVVIENE LA TRANSUSTANZIAZIONE??? —-ANCHE SE LUI NON CREDESSE PIU’ , LA CONSACRAZIONE E’ VALIDA !!!

  1. Caro Giorgio ho che la messa e’ valida sia se e’ celebrata da un Santo Mose’ da un San Giovanni Battista e sia da un eretico come bergoglio e’ valida, ma il problema e’ che chi va a messa con eretici o in unione con bergoglio che ormai lo capiscono anche i bambini che e’ palesemente eretico commette peccato mortale ne parla chiaramente la bibbia.
    Tu mi vieni a dire che per essere eretico ci deve essere una sentenza della chiesa che dice che quel papa o sacerdote e’ eretico, che lo ha detto San Tommaso ecc. lasciamo stare San Tommaso che per quanto santo sia non e’ la bibbia o il vangelo, ma tu concreto pensi che adesso ci sara’ una sentenza della chiesa che dichiarera’ bergoglio eretico oppure i cardinali eretici ? Ma se sono tutti una banda !!!! Per favore allora devi essere coerente, come dicono a Napoli : Acca nisciuno e’ fesso, quindi dovranno essere i fedeli a giudicare se un papa o sacerdote e’ eretico e se lo giudicano eretico non dovranno andare a messa perche’ si macchieranno di eresia a stare con un eretico, quindi commetteranno peccato mortale.
    Caro Giorgio, bergoglio e banda li faranno santi altro che sentenziarli di eresia, tu guarda il comportamento che fanno, invece di scoumunicare sacerdoti e vescovi pedofili scomunicano normali sacerdoti tipo Minutella per la sola colpa che non la pensa come loro.

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    1. La Santa Messa è valida ! Quanti sacerdoti nel momento della consacrazione hanno dubitato? Le Sacre Particole hanno sanguinato o si sono trasformate in parti del Cuore , allora stiamo sereni e andiamo sempre alla Santa Messa 😉

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      1. Dubitare non è ‘non credere’ (caso Bolsena). Porre un sacramento con l’intenzione di fare quello che la Chiesa intende, significa rimettersi alla Chiesa e quindi credere ‘attraverso ‘ la Chiesa e la sua efficacia di grazia. Essenziale però che sia un rimettersi alla fede della Chiesa, la CHIESA di Cristo, non quella dei traditori di Cristo, come sono quelli del Vaticano II. La Messa di costoro vale ZERO: non basta certo una giusta intenzione a validare un rito invalido. E poi c’è la questione del sacerdote che celebra: se il sacerdote è nullo (se fatto secondo il Pontificalis Romani del 1968), la sua azione sacramentale è nulla.

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  2. Chi di sacerdoti e di credenti cattolici darà risposta giusta?
    Nel quarto secolo in Oriente fu sorta un’eresia dell’arianesimo, che fu diffusa dal sacerdote e teologo alessandrino Ario (256-336). Egli era un eloquente oratore di sermoni affascinanti, e in tal modo ottenne il grande sostegno da parte del popolo e persino dei vescovi. Tuttavia, ha negato la divinità di Cristo, cioè che la seconda Persona di Dio, Gesù Cristo, non è uguale („ὁμοούσιος“, „homooùsios“) a Dio Padre. Ario affermò che c’era un tempo in cui Gesù non esisteva e che era stato creato all’inizio di tutta la creazione ed aveva una natura o essenza diversa rispetto al Padre. Il Concilio di Nicea (325) condannò l’eresia di Ario con le seguente parole: „Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create“ (Simbolo niceno-costantinopolitano).
    Questa eresia trovò il sostegno dell’imperatore e delle autorità secolari, nonché di molti vescovi. Si diffuse in gran parte della Chiesa orientale (Nord Africa e Mediterraneo).
    In Oriente contro questa peste spirituale combatteva – sant’Atanasio di Alessandria, san Basilio Magno, san Gregorio Magno ed in Occidente – Papa Liberio, sant’Ossio di Cordova, sant’Ambrogio, sant‘Agostino.
    DOMANDE
    Quando Ario, già stava nella sua eresia pubblicamente ed amministrava i Sacramenti (ad esempio, quando confessava, celebrava la Santa Messa, battezzava, ecc.): 1). I sacramenti da lui amministrati erano validi o no?
    2). E i vescovi ed i sacerdoti, che erano in unità con le sue opinione eretiche, amministravano i Sacramenti in modo valido o no?
    E una terza domanda più complessa: 3). I Sacramenti amministrati da Ario erano validi quando egli aveva già accettato interiormente le sue opinioni eretiche, ma non le aveva ancora rese pubbliche?

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  3. RISPOSTE CORRETTE
    1). I Sacramenti amministrati da Ario come l’eretico pubblico ed apostata sono invalidi, incluso il Battesimo (che richiede la fede nella Santissima Trinità). “Le autorità antiche avevano giudicato accettabile quel battesimo che non scartava alcun punto della fede.” (San Basilio il Grande, сanone 1)
    2). Anche i vescovi ed i sacerdoti che erano in unità con Ario amministrano i Sacramanti invalidamente (Gal 1,8-9; 2 Gv 7-11).
    3). I Sacramenti amministrati da Ario, che era già un eretico nel cuore, ma non aveva ancora rivelato le sue opinioni eretiche, sono intrinsecamente invalidi. Egli ingannava le persone. Tuttavia, i credenti non sapendo della sua eresia, li accettavano in buona fede come i Sacramenti.

    SPIEGAZIONE DELLA SITUAZIONE
    Ario non credeva che Gesù sia Dio. Pertanto, egli non riconosce il dogma della Santissima Trinità. Ciò significa che non è cristiano e non appartiene alla Chiesa di Cristo. In effetti, oggigiorno i Testimoni di Geova credono in modo identico e sono una nuova forma di arianesimo moderno. Noi cattolici non li consideriamo come i cristiani. (cfr. Canone Apostolico 46, 47; I Concilio Ecumenico, canone 8, 11, 19, 21 e 22; II Concilio Ecumenico, canone 7; Concilio di Laodicea, canone 7 e 8; Concilio di Arles canone 8; VI Concilio Ecumenico, canone 95; san Basilio il Grande, canone 47).
    Per la validità dei Sacramenti è necessario tener presente due cose:
    1). Il sacerdote deve essere un membro della Chiesa di Cristo (vivo o morto, cioè in stato di grazia e di peccato grave). Gesù disse: “Senza di me non potete far nulla” (Gv 15,5). I Sacramenti non aggiscono al di fuori della Chiesa di Cristo. Gesù parla di un tralcio vivo ed un altro secco (morto). Ramo morto – un membro della Chiesa – è colui che sta in grave peccato, ma mantiene l’insegnamento di Cristo, cioè l’insegnamento apostolico. Se un prete amministra la Messa in tale stato, amministra validamente, anche se questo gli porta il danno. Il Concilio di Trento lo spiega con il concetto di “ex opere operato”, ciò significa che sono efficaci, perché in essi agisce Cristo stesso. In altre parole, non dipendono dalla qualità morale (santità) del sacerdote. Questo problema già ha risolto nel 5 secolo sant’Agostino in una disputa con i donatisti. Ma dobbiamo ricordare che questo è efficace nell’interno della Chiesa di Cristo (cfr. CCC §§ 1127-1128). Se il ministo ha accettato l’eresia relativa alle verità fondamentali della fede cristiana, cioè è diventato un apostata (che esclude se stesso dal Corpo Mistico di Cristo, cfr. Gal 1,8-9), egli diventa non solo il membro morto (tralcio che diventa secco) della Chiesa, ma è tagliato e gettato via dalla vite, che è il Cristo (cfr. Gv 15,2-6). Il ministero del sacerdozio non aggisce in quella situazione! Lo Spirito Santo non opera attraverso un simile sacerdote e quindi i Sacrameni non sono validi. Ario era in una situazione del genere. E oggi ci sono tutti coloro che violano le verità fondamentali dell’insegnamento di Cristo.
    2). L’intenzione del sacerdote. Se Ario non credeva nella divinità di Gesù Cristo, allora non poteva avere l’intenzione di consacrare il pane ed il vino nel Corpo e nel Sangue di Gesù Cristo. Egli neanché non poteva avere l’intenzione della Chiesa di Cristo, perché non era d’accordo con il suo insegnamento, cioè non aveva unità nella sua fede apostolica.

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  4. Si dice da più parti che nella Chiesa alcuni Vescovi sono membri della Massoneria. Sappiamo che la appartenenza alla Massoneria comporta la scomunica latae sententiae. Per cui domando: i sacramenti amministrati da questo Vescovo massone e quindi scomunicato, sono validi, illeciti o nulli? Grazie

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