ORA ET LABORA DA BENEDETTO A RATZINGER: ATTUALITÀ DI UN SANTO

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 Oggi i Benedettini sono presenti in tutto il mondo con circa 2.000 monasteri e oltre 8.000 monaci. A Subiaco si sono recati molti Papi. Il primo fu Leone IV, che governò la Chiesa tra l’anno 847 e l’855. Nel 1960 vi andò Giovanni XXIII, nel 1971 Paolo VI, nel 1980 Giovanni Paolo II. Jospeh Ratzinger vi andò poco prima di venire eletto Pontefice e diventare Benedetto XVI.

E’ il più antico monastero benedettino del mondo, l’unico sopravvissuto alle vicende della storia e della natura poiché è il solo che ci rimane per il quale possiamo dire che la costruzione e le pietre che vediamo oggi sono ancora quelle di San Benedetto, che guidò la costruzione oltre 1500 anni fa. E oggi che si ricorda San Benedetto abate, patrono d’Europa, a Subiaco e nella sua valle si festeggia l’inizio di un movimento monastico che ha contribuito in modo straordinario alla storia della Chiesa. San Benedetto vive in un periodo storico, a cavallo tra il IV e il V secolo particolarmente difficile e caotico per quanto riguarda il rinnovamento e la stabilità della Chiesa. Ne diventerà un protagonista determinante.

Quattro anni prima della sua nascita  nel 476 cade l’impero romano con la deposizione dell’ultimo imperatore, Romolo Augustolo. L’Europa e l’Italia si avviano verso anni difficili con guerre, saccheggi, povertà, mancanza di sicurezza, scorrerie e regni dove protagoniste sono nuove popolazioni e nuovi eserciti che fino ad allora la pax romana aveva tenuto a bada. Benedetto opera in questi anni e capisce che il rinnovamento deve mettere insieme popoli e trovar radici comuni nella stessa fede. Ma occorre l’esempio. Nella valle di Subiaco, intorno al 500, san Benedetto fonda una comunità di dodici piccoli monasteri, ognuno con un proprio abate, e tutti sotto la sua guida spirituale: un’esperienza durata quasi trent’anni che segna l’inizio del monachesimo benedettino. La Regola aveva tre momenti cardine: preghiera comune, preghiera personale, lavoro. Troverà ampio consenso nel corso del Medioevo.

San Benedetto giunge all’età di 20 anni a Subiaco  e lì si isola per circa tre anni.  Il ricordo della sua esperienza eremitica si dispiega nella visita al cosiddetto Sacro Speco o Monastero di S. Benedetto che contiene la grotta dove il santo si ritirò in meditazione e preghiera fino alla Pasqua dell’anno 500. Secondo alcune versioni, la sorella Scolastica lo spinse a uscire dalla condizione di eremitaggio e a raccogliere intorno a sé i giovani che venivano a cercarlo desiderosi di accogliere il suo insegnamento. Fu così che Benedetto, nei trent’anni circa che visse nella valle di Subiaco, fondò una comunità monastica che contava ben dodici monasteri, iniziando lì’esperienza cenobitica.

Attualmente i Benedettini sono presenti in tutto il mondo con circa 2.000 monasteri e oltre 8.000 monaci, e sono organizzati in circa 20 Congregazioni, che sono associazioni di abbazie. A Subiaco si sono recati molti Papi. Il primo fu Leone IV, che governò la Chiesa tra l’anno 847 e l’855, il quale portò ai monaci doni e soldi per riparare i danni subiti dal monastero ad opera dei saraceni. L’ultimo papa ad andare a Subiaco, prima della fine del potere temporale della Chiesa fu Pio IX nel 1847. Poi dopo 113 anni arriva Roncalli. Era il 23 settembre 1960 e Giovanni XXIII raggiunse Subiaco da Castelgandolfo per pregare San Benedetto in vista del Concilio. Paolo VI vi andò l’8 settembre 1971 e Giovanni Paolo II il 28 settembre 1980. 

Ma è la visita di Joseph Ratzinger non ancora Papa a restare nella memoria di tutti, per il segnale fortissimo che ha voluto dare, con il quale si comprende anche la scelta di chiamarsi Benedetto di lì a poco. Era la sera prima della morte di  Karol Wojtyla.  Giovanni Paolo II già agonizzava nella sua camera nel Palazzo apostolico. L’allora prefetto della Congregazione della dottrina della fede lascia Roma di sera in auto e va a Subiaco a tenere una relazione su Benedetto e l’Europa. Altri avrebbero annullato la visita. Ratzinger no. Va e legge un lunghissimo discorso che ha contribuito sicuramente alla sua elezione al soglio di Pietro. Doveva anche ricevere un premio. Appena arrivato scese dall’auto e si infilò nel refettorio dei monaci, nessuna parola a nessuno. Cenò nel refettorio con i monaci. Alle nove di sera nella chiesa di Santa Scolastica, prima di ricevere il premio, lesse una relazione, che è stata più di una lezione magistrale. Poi durante la cerimonia di premiazione ricevette una telefonata dal Vaticano. E decise di ripartire subito per Roma. Subiaco è sempre stato nel cuore di Papa Benedetto XVI.

Ratzinger definì una volta la Regola benedettina «arca di sopravvivenza dell’Occidente». E la lezione che tenne quella sera fu un ragionamento e un’ analisi sul mondo contemporaneo, ma fu anche un monito al nostro mondo a seguire l’esempio di Benedetto: «Questo tempo ha bisogno di uomini come lui per risalire alla luce e generare un mondo nuovo».

tratto da  Famiglia Cristiana  11 luglio 2015

di Alberto Bobbio

3 pensieri su “ORA ET LABORA DA BENEDETTO A RATZINGER: ATTUALITÀ DI UN SANTO

  1. Umilmente porgo il mio ringraziamento per il bene e le preghiere che il Santo Padre Benedetto 16 innalza a Dio per la Sua Chiesa Cattolica Apostolica Romana!

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