Un’udienza il cui clima ci viene definito non solo «tesissimo», ma dal tenore «marcatamente ricattatorio». Sarebbe questo il contenuto dell’incontro avvenuto lo scorso 9 gennaio, appena quattro giorni dopo la sepoltura di Benedetto XVI nelle Grotte vaticane, tra Papa Francesco e il segretario particolare di Ratzinger, mons. Georg Gänswein. Man mano che i giorni passano non si placano le schermaglie tra le due fazioni ecclesiastiche che fanno capo da un lato al Pontefice regnante, dall’altro alle persone più vicine all’Emerito scomparso il 31 dicembre. Filtrano retroscena, verità scomode che rendono ancor più palese lo scontro in atto da tempo.
C’è paura, quasi terrore a parlare, confidare, spifferare dettagli anche piccolissimi: il Papa argentino non ama essere contraddetto e ancor meno ostacolato. Pena l’allontanamento, il licenziamento, l’invio in una diocesi remotissima. Eppure c’è chi, coraggiosamente, parla – anche se sub secreto – e lo fa con un unico scopo: «Il bene della Chiesa». Stavolta una delle nostre fonti ci ha raccontato qualcosa che non ci saremmo aspettati: la verità sull’incontro a quattr’occhi tra Bergoglio e Gänswein che i media “amici”, nei giorni immediatamente successivi, avevano dipinto come una sorta di rimpatriata tra padre e figliol prodigo. La mattina del 9 gennaio, nello studio del Papa alla terza loggia del Palazzo Apostolico, è accaduto il contrario.
DAI MONILI AI LIBRI
Già il motivo dell’udienza, che è stata sollecitata da Bergoglio e non da padre Georg, di per sé ha qualcosa di incredibile: l’eredità di Benedetto XVI. Chi conosce le cose vaticane sa che tutto ciò che il Papa riceve in dono durante l’esercizio del suo Ministero e quindi monili, paramenti, gioielli (croci pettorali, anelli…), oggetti sacri, quadri non sono di sua proprietà in quanto singolo individuo ma della Santa Sede. E nel patrimonio di questa devono confluire alla morte del Pontefice. Poi c’è la sterminata biblioteca di Ratzinger, che è poca cosa rispetto alle somme ricavate negli anni dai diritti dei suoi numerosi libri, alcuni dei quali- come la trilogia su Gesù – hanno venduto milioni di copie in tutto il mondo e in diverse lingue. Di questo Benedetto si era occupato già quando era in carica, istituendo la Fondazione Ratzinger (oggipresieduta da Padre Federico Lombardi, portavoce della Sala Stampa vaticana ai tempi del pontificato), stabilendo che i diritti delle sue opere dovessero confluire in un fondo ad essa intestato per il mantenimento e la prosecuzione culturale della stessa.
Peccato però che anche questa sia incardinata formalmente come un organo scientifico e divulgativo della Santa Sede e perciò subordinata al totale potere discrezionale del Pontefice regnante, cioè Bergoglio. L’eredità materiale di Benedetto sembra possa essere piuttosto cospicua e se, da un lato il testamento spirituale dell’illustre defunto è stato reso noto a poche ore dalla sua morte, di quello più prosaicamente materiale, redatto nella sua ultima versione nel 2021, non c’è notizia certa. A parte il fatto che Padre Georg è stato nominato non solo esecutore testamentario, ma anche erede universale. Bergoglio, quindi, avrebbe convocato Gänswein in primo luogo per tirare le somme, quelle propriamente dette! Ma non è tutto: la nostra fonte ci ha raccontato anche l’altra pietanza del menù che Papa Francesco avrebbe servito al Prefetto della casa pontificia il 9 gennaio, e si tratterebbe di minacce.
Il colloquio si sarebbe infatti spostato su un punto molto pruriginoso per il Pontefice argentino, ovvero quanto messo nero su bianco da Gänswein nel suo recente libro, “Nient’altro che la verità”. A molti è sfuggito un dettaglio, a Bergoglio no: nel ripercorrere i momenti del Conclave del 2013 in cui venne eletto Francesco, Gänswein è caduto involontariamente e potenzialmente in quella che la Chiesa definisce scomunica Latae Sententiae, cioè di fatto, per avere rivelato accadimenti a Conclave non ancora sciolto. Le regole sul segreto di tutto ciò che accade prima, durante e dopo le votazioni per l’elezione del Sommo Pontefice sono rigidissime e tutte sancite dalla Costituzione Apostolica Universi Dominici Gregis di Giovanni Paolo II e Gänswein, in qualità di Prefetto della casa pontificia, ha giurato di rispettarle esattamente come i cardinali votanti e le altre personalità ecclesiastiche ammesse entro il recinto inaccessibile del Conclave per le sue funzioni operative ricoperte.
PAVENTATA SCOMUNICA
Secondo la ricostruzione affidataci, Bergoglio non sarebbe andato tanto per il sottile nel faccia a faccia con padre Georg e gli avrebbe addirittura prospettato il processo canonico (che nella peggiore delle ipotesi può portare alla riduzione allo stato laicale), per il grave inadempimento commesso, se da quel giorno in avanti avesse aperto ancora bocca con la stampa. È evidente che Gänswein deve aver preso sul serio la minaccia, perché alla nostra richiesta scritta per un’intervista, due giorni fa, ci ha risposto: «Purtroppo attualmente non vedo la possibilità di rilasciare interviste, per un semplice motivo che si trova spiegato nell’Ecclesiaste 3,7». Non essendo così esperti di Sacre Scritture siano andati a controllare quel che tale versetto recita: “Un tempo per stracciare e un tempo per cucire, un tempo per tacere e un tempo per parlare”.
Francesco Capozza
da Libero 7 febbraio 2023
Pensando al Cardinale Pell, c’è da domandarsi se la sua morte nell’ ombra sia stata naturale.
Georg Gänswein non è nell ” ombra e piace a tutti.Ma che fare nel caso del silenziamento ? Calma obbedienza e poi scissione se Papa Francesco continua a bullizzare gli altri ?
Don Georg è in grado di cavarsela, ma prima dovrà cercare una comunicazione migliore con Papa Francesco. Non è un cattivo Papa solo non ha intenzione di farsi piccolo per essere il più grande
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Nessuna scissione ! Mai e poi Mai !
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Ah, speriamo. Ma non è che dipenda solo da noi.
Dio si prenda cura di noi tutti.
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Sono semplicemente costernata, non ho parole. Mi addolora moltissimo tutto ciò. Non so cosa si potrebbe intrapprendere per sostenere Monsignor Georg Gänswein. Tutto questo è innammissibile, increscioso! Tristemente parrebbe che proprio adesso avrà presene la grande umiltà di Benedetto che taceva, accettava, non recriminava e che, ricordo leggendo il libro “Nient’altro della Verità” addirittura emanava quella mitezza e sua gentilezza per cui questo era di aiuto anche ai componenti della famiglia pontificia.
Resta il fatto che è inconcepibile al punto da dover dire (e mi permetto di dirlo) che davvero la coda del maligno ha fatto il suo lavoro e che qualcuno, dal maligno, se ne lascia ispirare.
Spero tanto davvero che Don Giorgio (come lo chiamava Papa Benedetto e con la pronuncia un po’ inclinantesi foneticamente verso la C ) in questo triste e delicato momento sia confortato da veri amici: sinceri, intelligenti e solidali. Auguro di tutto cuore che abbia modo di approdare su altre sponde, libero di muoversi in direzione di altri lidi , chiamato laddove lo si apprezzi e potendosi inserire a beneficio di tutti coloro che avranno modo di apprezzarlo moltissimo. Nonostante queste brutte evenienze così buie, la luce e il divino sostegno lungo il suo cammino non mancheranno. E con un Angelo speciale tutto santo: Benedetto XVI che “dalla finestra del Padre” lo seguirà sempre con il suo amorevole sguardo. Il Signore tutto conosce e non mancheranno i segni della Sua Presenza. 💌
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