Il 29 Aprile, nell’anniversario della sua morte, all’età di trentatré anni, si ricorda santa Caterina da Siena (1347-1380).
LE ORIGINI
Nata a Siena, ventiquattresima dei venticinque figli di un tintore di panni, all’età di dodici anni, quando i genitori avevano iniziato varie trattative per accasarla, ella aveva espressamente dichiarato di essersi votata al Signore e di non voler cedere. Allora, era stata “messa in quarantena” dalla sua stessa famiglia, ma un giorno il padre – sorpresala in preghiera – si era reso conto della profonda fede della figlia e, commosso, aveva promesso di non ostacolarla più.
LE MANTELLATE
La Santa aveva provato a entrare nelle Terziarie Domenicane, – che a Siena si chiamavano Mantellate – ma la priora delle “Sorelle della penitenza di san Domenico” l’aveva rifiutata per l’uso di ammettere solo vedove o donne in età matura e di buona fama. La ragazza allora era stata colpita da una malattia: altissime febbri e penose pustole ne avevano sfigurato il volto, facendola sembrare più anziana e meno aggraziata di quello che era. Allora santa Caterina aveva pregato la madre di recarsi nuovamente dalla priora delle “Sorelle della penitenza di san Domenico” per dirle che lei sarebbe morta se non l’avessero ammessa nella loro confraternita. La priora, a sentire quella accorata implorazione, aveva mandato alcune consorelle anziane a sincerarsi della situazione e della costanza dei sentimenti della Santa. Le suore erano rimaste impressionate dai lineamenti sfigurati dell’ammalata e dall’ardore del suo desiderio di ricevere l’abito domenicano, così Caterina era stata accettata ed era guarita dalla malattia. Era il 1363 e la Santa aveva ricevuto l’abito dell’ordine.
LE PRIME OPERE DI CARITÀ
Entrata a far parte delle Mantellate, non sapendo né leggere né scrivere ed essendo priva di esperienza di preghiere, adunanze e pratiche penitenziali, santa Caterina aveva trovato difficoltà a integrarsi con le consorelle, soprattutto nella preghiera comune, e per tre anni si era isolata dalle altre suore.
Ritenendo che assistere gli ammalati e i poveri, che impersonavano Cristo sofferente, fosse il modo migliore per trovare il Signore, si era dedicata alle opere di carità: sono ricordati diversi episodi di amore per i poveri, come dei vestiti dati ai più bisognosi o un mantello donato ad un povero pellegrino, e verso gli infermi, come la lebbrosa, che lei aveva assistito e curato con amore, pur venendo ricambiata con percosse e insulti.
L’OSPEDALE DI SANTA MARIA DELLA SCALA
Santa Caterina era stata attiva soprattutto presso l’ospedale di Santa Maria della Scala, che accoglieva moltissimi pazienti affidati a modeste cure e alla pietosa assistenza dei parenti e di qualche volontario. C’erano anche malati che nessuno assisteva, o perché non avevano parenti o perché erano afflitti da malattie contagiose e la Santa si era dedicata ad assistere in particolare quest’ultimo tipo di ammalati. Questa sua attività era durata per mesi, specialmente in tempo di epidemie, e il suo esempio aveva iniziato a essere imitato da altre Mantellate della sua fraternità.
LA “BELLA BRIGATA”
A partire dal 1370 circa, santa Caterina aveva iniziato ad essere accompagnata dalla “Bella brigata”, un gruppo di uomini e donne che avevano iniziato a seguirla, sorvegliandola nelle sue lunghe estasi, aiutandola in ogni modo nelle attività caritative e nella lettura delle missive che gente di ogni parte le inviava.
La Santa aveva infatti iniziato un’attività di corrispondenza molto intensa, avvalendosi dei membri della brigata, a cui aveva dettato le sue lettere: negli ultimi dieci anni della sua vita, ne aveva scritte circa trecentottanta, affrontando sia temi di vita religiosa sia problemi di vita sociale, problemi morali e politici che interessavano tutta la Chiesa, il Sacro Romano Impero, i regni e gli Stati dell’Europa trecentesca. Aveva scritto anche a personalità importanti dell’epoca e per questo aveva dovuto presentarsi al Capitolo Generale dell’Ordine Domenicano, che si era tenuto a Firenze nel 1374.
IL CAPITOLO GENERALE DEI DOMENICANI
In tale occasione, santa Caterina – che allora aveva ventisette anni – era stata accusata di tendere a un protagonismo fuori degli schemi tradizionali, che non competevano certo a una donna, per di più popolana e non colta. Al Capitolo non era stata trovata in lei alcuna colpa ma, riconoscendo la singolarità del suo caso, i Padri domenicani avevano preferito prendere una decisione eccezionale, assegnandole un confessore personale, con l’incarico di farle da guida e garantire del suo spirito domenicano; a questo compito era stato assegnato il beato fra Raimondo da Capua (1330-1399).
In seguito, col diffondersi della sua fama, santa Caterina era stata invitata a Pisa, dove, nella Domenica delle Palme del 1375, davanti a un Crocifisso, aveva ricevuto le stimmate, che però su richiesta della santa erano rimaste a tutti invisibili.
LA CORRISPONDENZA CON IL PAPA
Agli inizi del 1376, era iniziata la corrispondenza con papa Gregorio XI, al secolo Pierre Roger de Beaufort (1330-1378), da lei definito il «dolce Cristo in terra»: in un anno erano state ben dieci le missive da lei dirette al pontefice, nelle quali erano stati toccati tutti i temi riguardanti la riforma della Chiesa, a cominciare dai suoi pastori, insistendo in maniera sempre più ossessiva sul ritorno del Papa alla sua sede propria, Roma.
Su richiesta della Repubblica di Firenze, – in conflitto con la Santa Sede per aver aderito a una politica antipapale e per questo colpita da interdetto, che le aveva procurato forti difficoltà economiche – la Santa aveva anche assunto il ruolo di mediatrice di pace e di perdono, ma senza successo, così si era messa in cammino verso la Francia.
LA FINE DELLA CATTIVITÀ AVIGNONESE
Il 18 Giugno del 1376, santa Caterina era giunta ad Avignone, dove l’avevano preceduta fra Raimondo e i suoi compagni. La religiosa era stata ricevuta dal Papa e il 13 Settembre Gregorio XI aveva attraversato il ponte sul Rodano e lasciato Avignone alla volta di Roma.
Grazie all’intervento di santa Caterina, la “cattività avignonese” era finita.
LO SCISMA D’OCCIDENTE
Nel 1378, alla morte di Gregorio XI, si era aperto uno scisma nella Chiesa, a causa della rivolta di alcuni cardinali, per lo più francesi, che avevano dichiarata invalida l’elezione di Urbano VI, al secolo Bartolomeo Prignano (1318-1389): il 20 Settembre del 1378 avevano eletto a Fondi un antipapa, Roberto di Ginevra (1342-1394), che aveva preso il nome di Clemente VII, poi costretto a fuggire ad Avignone con i cardinali che lo avevano eletto. Santa Caterina si era schierata con Urbano VI.
La Santa rimase a Roma fino alla fine dei suoi giorni.
GLI ULTIMI GIORNI
Durante le ultime settimane della sua vita ci furono continue visite dei figli spirituali e a ciascuno di essi, dopo le comuni raccomandazioni, ella comunicava ciò che doveva fare successivamente nella vita. La mattina della Domenica dopo l’Ascensione, il 29 Aprile 1380, prima dell’alba, fu notato in lei un grande mutamento, che fece pensare all’avvicinarsi della sua ultima ora: il suo respiro diventò così fievole che fu deciso di darle l’Unzione degli infermi. Durante le sue estreme ore più volte chiamò: «Sangue! Sangue!». E dolcemente disse ancora: «Padre, nelle Tue mani raccomando l’anima e lo spirito mio».
gratie per textus StCaterina – per Patriota Patrii Nostri – mille gratie
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