ARTICOLO MAGISTRALE DEL PROFESSORE GIORGIO NICOLINI : DA CONSERVARE …

CIRCA LA VALIDITA’ DELLA SANTA MESSA ED IL DUBBIO SULLA PRESENZA REALE DI GESU’ NELL’EUCARISTIA

Mons. Athanasius Schneider, è un vescovo cattolico, dal 5 febbraio 2011 nominato da Benedetto XVI Vescovo Ausiliare di Maria Santissima in Astana (Kazakhstan). È noto per essere uno dei maggiori difensori della tradizione cattolica e della messa tridentina. In una intervista aveva dichiarato: “Coloro che non credono e non professano completamente l’integrità della fede cattolica occupano spesso posizioni strategiche nella vita della Chiesa, ad esempio diventano professori di teologia, educatori nei seminari, superiori religiosi, parroci e anche vescovi e cardinali”. E recentemente, riguardo alla situazione attuale della Chiesa Cattolica, ha ancora dichiarato: “Uomini senza fede hanno raggiunto le più alte cariche della Chiesa; ci sono membri della gerarchia ecclesiastica che promuovono relativismo, protestantesimo e “un’altra Chiesa”. Usano il loro potere per opprimere i fedeli, per proibire la Vecchia Messa in latino. Questo gruppo non ama il catechismo e dato che l’unità della Fede è stata persa, i vescovi sono divisi e questa divisione è visibile in pubblico”. Per cui, ha affermato Schneider, è evidente che i cardinali Marx e Kasper non condividono la stessa fede dei cardinali Burke e Muller.

QUESITI

Se un sacerdote che ha perso la fede consacri l’Eucaristia e assolva validamente.

1) Se il sacerdote che celebra la Santa Messa ha perso la Fede nella Presenza Reale di Cristo nell’Eucaristia, pur recitando in maniera formalmente corretta le parole della Consacrazione, avviene la Transustanziazione?

2) Se, nel celebrare in modo formalmente corretto, mentre recita le parole della Consacrazione “intende fare ciò che fa la Chiesa recitandole” ma non crede affatto ai loro effetti (la Transustanziazione), il pane e il vino si trasforma nel Corpo e Sangue di Cristo o rimane semplice pane e vino?

3) Lo stesso quesito si pone per gli altri Sacramenti, specialmente quello della Riconciliazione: se il sacerdote non crede nel suo sacerdozio ministeriale e considera la Confessione come un colloquio tra amici, oppure la pensa come Lutero, ancorché pronunciasse le parole canoniche dell’assoluzione, la sua “assoluzione” è valida e ratificata da Dio oppure no?

RISPOSTE

1) “Ad validitatem” per la consacrazione eucaristica si richiede che il sacerdote abbia l’intenzione di celebrare il sacramento secondo la “mens” di Gesù Cristo che ha istituito questo sacramento. Anche se lui non credesse più, la consacrazione è valida.

2) Ugualmente la consacrazione è valida anche per la seconda domanda. Nel celebrare, questo sacerdote, ormai miscredente, accetta però di fare ciò che intende fare la Chiesa, e quindi avviene la transustanziazione.

3) È valida anche l’assoluzione data da un prete che ormai abbia perso la fede.

(cfr. in Internet: https://www.amicidomenicani.it/leggi_sacerdote.php?id=1589)

►Il motivo generale è questo: che il sacramento non dipende dalla fede e dalla santità del ministro. È sufficiente che il ministro accetti di essere strumento di Cristo.

►Il Magistero della Chiesa ha fissato come dogma di fede che per l’amministrazione del Battesimo non si richiede la fede del ministro (Concilio di Trento).

►È prossimo alla fede, anche se non è dogma, che questo vale anche per tutti gli altri sacramenti. Negare ciò che è prossimo alla fede significa essere prossimi all’eresia. Dunque è ben certo che non è richiesta la fede.

Per ritenere che il sacerdote che non ha fede NON CONSACRI VALIDAMENTE dovrebbe egli avere l’intenzione di non voler fare ciò che intendeva Cristo e quindi la Chiesa. Senza questa esplicita o implicita intenzione e/o manifestazione, in lui – anche non credendo nella transustanziazione o nel sacramento della Confessione – opera il sacramento dell’ORDINE, che è deputato alla consacrazione eucaristica e all’assoluzione sacramentale (“ex opere operato”).

Il sacerdote infatti opera IN PERSONA CHRISTI: è Cristo stesso che opera nello strumento del sacerdote consacrato con il Sacramento dell’ORDINE, anche se il sacerdote stesso fosse in peccato mortale od abbia perso totalmente la Fede. Se un sacerdote pertanto pronuncia correttamente le parole della consacrazione o dell’assoluzione esse sono valide per la validità del Sacramento. Perché è Cristo stesso che consacra e che assolve attraverso il mezzo del sacerdote consacrato con il Sacramento dell’ORDINE.

Può certamente avvenire che il sacerdote – senza esprimerlo pubblicamente – intenda proprio intenzionalmente NON CONSACRARE, senza che i fedeli possano saperlo e capirlo. In questo caso, e in ogni caso che uno abbia dubbi se il sacerdote abbia consacrato o meno, bisogna seguire quanto detto da Gesù stesso a Santa Caterina da Siena e riportato nel “Dialogo della Divina Provvidenza” ((libro scritto dalla Santa durante le estasi e apparizioni avute di Gesù, e che l’ha fatta dichiarare “Dottore della Chiesa”): “Il popolo – dice Gesù a Santa Caterina da Siena – deve pregare con condizione: se questo ministro ha detto quel che debba dire, CREDO VERAMENTE CHE TU SIA CRISTO, FIGLIO DI DIO VERO E VIVO, DATO A ME IN CIBO DAL FUOCO DELLA INESTIMABILE CARITA’, E IN MEMORIA DELLA TUA DOLCISSIMA PASSIONE E DEL GRANDE BENEFICIO DEL SANGUE, IL QUALE SPANDESTI CON TANTO FUOCO D’AMORE PER LAVARE LE NOSTRE INIQUITA’. Facendo così, la cecità di colui (il sacerdote che non consacra) non darà loro (al popolo) tenebre, adorando una cosa per un’altra: SEBBENE COLPA DI PECCATO VI SIA, QUESTA E’ SOLO DEL MINISTRO” (Santa Caterina da Siena, DIALOGO DELLA DIVINA PROVVIDENZA).

Preciso che il caso cui fa riferimento Gesù a Santa Caterina – e riportato nel “Dialogo della Divina Provvidenza” – è quello dei sacerdoti del suo tempo, i quali pronunciavano le parole della consacrazione in silenzio, non udibili dai fedeli. In tali casi avveniva che certi sacerdoti che vivevano in peccato mortale, pensando che celebrando in tale stato – senza premettere la confessione – commettevano un sacrilegio consacrando, allora fingevano di consacrare non dicendo mentalmente le parole della consacrazione, ma – dopo la finta consacrazione – mostravano ai fedeli l’Ostia come se fosse stata consacrata, inducendoli perciò in un atto di idolatria di un semplice pane. In tali casi, appunto, il popolo non aveva colpa di tale atto di idolatria che involontariamente commettevano, ma l’aveva solo il sacerdote, che per non fare un sacrilegio personale, faceva però anche un peccato più grave inducendo l’idolatria (di un pane non consacrato) nel popolo inconsapevole. Oggi tuttavia è più difficile che avvengano simili casi, perché la Chiesa al sacerdote fa pronunciare a voce alta le parole della consacrazione, da tutti udibili, ed anche se il sacerdote non ha più la fede, ma pronuncia quelle parole secondo le intenzioni di Cristo e della Chiesa, LA CONSACRAZIONE AVVIENE SEMPRE.

Prof. GIORGIO NICOLINI

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LA RISPOSTA ILLUMINANTE DI SAN TOMMASO NELLA SOMMA TEOLOGICA ….

(Somma Teologica III, q. 64, art. 9).

Se la fede del ministro sia necessaria al sacramento

SEMBRA che la fede del ministro sia necessaria al sacramento. Infatti:

1. L’intenzione del ministro è necessaria alla validità del sacramento. Ma “la fede dirige l’intenzione”, come osserva S. Agostino. Quindi se manca la vera fede nel ministro, non è valido il sacramento.

2. Se il ministro della Chiesa non ha la vera fede, è un eretico. Ma gli eretici non possono amministrare i sacramenti. Dice infatti S. Cipriano che “quanto fanno gli eretici, è tutto carnale, vano, falso; e nulla di ciò che fanno dev’essere da noi accettato”. E il papa S. Leone dice: “Una crudele e furiosa pazzia manifestamente ha spento nella Chiesa di Alessandria tutta la luce dei celesti sacramenti, ha arrestato l’oblazione del sacrificio, ha fatto venir meno la consacrazione del crisma, perché tutti i misteri si sono sottratti dalle mani parricide degli empi”. Dunque la vera fede del ministro è di necessità nei sacramenti.

3. Coloro che non hanno la vera fede, sono separati dalla Chiesa per scomunica; si legge infatti in S. Giovanni: “Se qualcuno viene a voi e non reca questa dottrina, non lo ricevete in casa e non lo salutate”; e S. Paolo raccomanda a Tito: “L’uomo eretico, dopo una o due ammonizioni, evitalo”. Ma lo scomunicato non può amministrare i sacramenti, perché è separato dalla Chiesa, cui appartiene l’amministrazione di essi. Dunque la vera fede del ministro è necessaria al sacramento.

IN CONTRARIO: S. Agostino scrive: “Ai sacramenti di Dio non nuoce il malcostume degli uomini, perché esso non li invalida né li rende meno santi”.

RISPONDO: Come abbiamo già detto, il ministro, poiché agisce nei sacramenti strumentalmente, non opera per virtù propria ma per virtù di Cristo. Ora, nella virtù personale del ministro rientra sia la sua carità che la sua fede. Quindi come non occorre alla validità del sacramento che il ministro abbia la carità, ché sono in grado di amministrarlo anche i peccatori, secondo le spiegazioni date, così non occorre la fede del ministro; ma anche chi manca di fede può amministrare un sacramento valido, purché non manchino i requisiti necessari al sacramento.

SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Può accadere che uno manchi di fede verso qualche cosa e non verso il sacramento che conferisce: uno, p. es., può credere che il giuramento sia sempre illecito e tuttavia credere che il battesimo è necessario alla salvezza. Tale mancanza di fede non impedisce l’intenzione di conferire il sacramento.

Se invece manca di fede verso il sacramento stesso che amministra, pur ritenendo che il rito esterno non abbia nessuna efficacia interiore, tuttavia sa che la Chiesa cattolica intende con il rito esterno offrire un sacramento. Perciò, nonostante la mancanza di fede, può avere l’intenzione di fare ciò che fa la Chiesa, sebbene consideri vano tutto questo. Ebbene tale intenzione basta al sacramento; perché, come abbiamo visto sopra, il ministro del sacramento agisce in persona della Chiesa, la cui fede supplisce quanto manca alla fede del ministro.

2. Tra gli eretici alcuni nel conferire i sacramenti non osservano la forma della Chiesa. E costoro non conferiscono né il sacramento, né la grazia del sacramento. – Altri invece mantengono la forma della Chiesa. E questi conferiscono il sacramento, ma non la grazia del sacramento. Dico questo per quelli che siano manifestamente separati dalla Chiesa. Perché allora chiunque accetta da essi i sacramenti commette peccato, e quindi non può conseguire la grazia del sacramento. Di qui le parole di S. Agostino: “Sii fermissimamente convinto e non dubitare affatto che il battesimo ai battezzati fuori della Chiesa, se non ritornano ad essa, porta rovina”. Ed è in tal senso che S. Leone Magno ha scritto, che “nella sede d’Alessandria si è spenta la luce dei sacramenti”: si è spenta cioè quanto alla grazia del sacramento, non quanto al rito stesso del sacramento.

S. Cipriano invece riteneva che gli eretici non fossero più in grado di amministrare validamente i sacramenti; ma in questo il suo parere non è accettabile. In proposito osserva S. Agostino: “Il martire S. Cipriano, il quale non voleva riconoscere come validamente conferito il battesimo dagli eretici e dagli scismatici, fu accompagnato fino al trionfo del martirio da meriti così grandi, che quell’ombra venne fugata dalla luce della carità di cui splendeva, e se qualche cosa aveva da espiare, la tagliò via la falce della sua passione”.

3. Il potere di conferire i sacramenti deriva dal carattere che è indelebile, come sopra abbiamo spiegato. Quindi per il fatto che uno viene sospeso, scomunicato, o degradato dalla Chiesa, non perde il potere di amministrare i sacramenti, bensì la facoltà di usare tale potere. Egli perciò amministra validamente i sacramenti, sebbene pecchi nell’amministrarli. Così pecca chi da lui li riceve: e quindi viene a mancare la grazia del sacramento, a meno che uno non sia scusato dall’ignoranza. Somma Teologica III, q. 64 a.. 9

http://www.santorosario.net/somma/tertia/sacramenti5.htm

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LA SANTA MESSA COME SACRIFICIO

E’ dogma di fede che la Santa Messa è un SACRIFICIO vero e proprio. La questione che può sorgere è la seguente: quale delle parti della Messa costituisce l’azione sacrificale vera e propria? E’ sentenza comune che l’azione costitutiva del sacrificio consiste soltanto nella consacrazione del pane e del vino. Perché esista il sacrificio è richiesta perciò la doppia consacrazione, secondo come è stata compiuta da Cristo nell’ultima Cena. La doppia consacrazione è necessaria per rappresentare in modo sacramentale la reale separazione del Corpo e del Sangue di Cristo avvenuta nel sacrificio della Croce (cfr. San Tommaso, S. Th. III, 82, 10). Quand’anche il sacerdote fosse divenuto incredulo, se la consacrazione è fatta dal sacerdote implicitamente secondo l’intenzione di Cristo (che è il celebrante principale), vi è la Presenza Reale di Cristo e si compie il Sacrificio incruento, rinnovazione del Sacrificio cruento della Croce.

Quindi la Messa è valida, così come la Comunione Eucaristica, indipendentemente dall’adesione del sacerdote – nella Messa – ad un Papa o ad un altro, in quanto nella Messa viene applicata l’intenzione di Cristo e non del Papa (che sia vero o meno, eretico o meno).

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Per evitare confusioni dottrinali, bisogna perciò sempre rifarsi all’insegnamento magisteriale e dogmatico della Chiesa Cattolica, altrimenti si fa una grande e pericolosa confusione. Un conto è la validità dei Sacramenti, un conto è l’essere “in comunione con un eretico” (papa o non papa che sia). Gli ortodossi, per esempio, sono scismatici, NON SONO IN COMUNIONE CON IL PAPA DELLA CHIESA CATTOLICA, tuttavia quando i loro sacerdoti celebrano la Messa, la consacrazione è VERA e VALIDA, anche se gli ortodossi non sono in comunione con il Papa (chiunque sia). I loro Sacramenti (tutti e sette) sono VALIDI, perché hanno la successione apostolica, per cui i Vescovi sono veri Vescovi e i Sacerdoti sono veri Sacerdoti. Però – per una scelta erronea dei secoli passati – non sono in Comunione con la Chiesa di Roma (cioè con il Papa), e quindi sono scismatici. Tuttavia, quando consacrano il pane e il vino – secondo come Gesù ha voluto nell’Ultima Cena – la consacrazione e il sacrificio della Messa avviene realmente, nonostante siano scismatici: e questo perché i loro Vescovi e i loro Sacerdoti hanno ricevuto il sacramento dell’Ordine, il sacramento istituito da Gesù Cristo. I protestanti, invece, non hanno i Sacramenti: sono semplici laici e i loro pastori sono solo “laici”, privi del sacramento dell’Ordine, perché non hanno la successione apostolica. Un sacerdote cattolico, perciò, che consacra – indipendentemente dalla sua adesione ad un Papa (vero o no, eretico o no), consacra validamente se celebra la Messa secondo l’intenzione di Cristo che l’ha istituita (la Messa) e ne è (Gesù) il sacerdote principale che consacra il pane e il vino o assolve dai peccati nel Sacramento della Confessione. Il sacerdote, infatti, agisce solo IN PERSONA CHRISTI. Ma è Cristo che – attraverso il sacerdote “ordinato” – consacra e assolve.

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In proposito è bene sapere che le Chiese ortodosse hanno conservato la successione apostolica, il sacramento dell’Ordine, tutta la ricchezza dell’Eucaristia e condivide con la Chiesa cattolica anche la stessa parola del Signore. Questo è quello che la Chiesa cattolica e quella ortodossa hanno in comune.

E sebbene l’unione tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa non sia ancora completa, è già perfetta nella grazia, attraverso i sacramenti.

Per questo motivo i cattolici possono ricevere i sacramenti dell’Eucaristia, della Penitenza e dell’Unzione degli infermi in una chiesa ortodossa; per esempio, un turista in una regione dove non ci sono chiese cattoliche può andare da un ministro ortodosso (Decreto Unitatis redintegratio del CVII, 16) (Canone 844, 2).

E, viceversa, i sacerdoti cattolici possono amministrare questi tre sacramenti ai fedeli ortodossi che ne faccia richiesta in presenza di un motivo per giustificarlo. (Decreto Orientalium Ecclesiarum CVII, 27) (Canone 844, 3).

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Dice Don Curzio Nitoglia a proposito della messa UNA-CUM: Non vi è dunque nessun peccato nel nominare nel “Canon Missae” il nome del Papa ritenuto, ma non provato, decaduto dal Pontificato perché ammesso e non concesso che non sia membro della Chiesa per eventuale indegnità o eresia, ne resta il Capo e il fondamento visibile quanto al governo. Quindi è lecito celebrare e assistere alla Messa “una cum” senza commettere alcun peccato mortale.

Un battezzato scellerato per vita immorale o per mancanza di fede, ma eletto canonicamente Papa non è più membro vivo o tout court della Chiesa, però ne resta il Capo (anche se indegno) quanto al potere di giurisdizione. Quindi la governa visibilmente e lo si deve nominare nel Canone della Messa senza per questo macchiarsi di peccato e sporcare la Chiesa, che è Santa quanto alla sua natura (Corpo Mistico di Cristo), al suo fine (il Cielo), alla sua origine (Dio) e ai suoi mezzi (Sacramenti, Magistero infallibile e Leggi), ma è composta di membri santi e peccatori per divina volontà. Il Papa come membro può essere un peccatore anche contro la fede, ipoteticamente potrebbe essere considerato “eretico”, ma solo in maniera puramente investigativa o dubitativa, come quando S. Tommaso d’Aquino si chiede in forma fittiziamente dubitativa “An Deus sit / Se Dio esista” (S. Th., I, q. 2, a. 3), tuttavia in entrambe i casi resterebbe Capo visibile (anche se indegno) della Chiesa quanto al governo di Essa.

Ora privare oggi, in questo mondo infernale, i fedeli della Messa tradizionale perché viene celebrata nominando nel Canone il nome del Papa regnante è un azzardo scellerato, che espone la maggior parte dei fedeli al rischio prossimo di non poter vivere in stato di grazia abitualmente, privandoli di tutti Sacramenti amministrati “una cum”.

I fedeli possono andare ad ogni Messa tradizionale (celebrata anche non “una cum”). Infatti è il Ministro che risponde a Dio delle sue scelte, mentre il fedele deve solo rispondere se ha osservato o meno il 3° Comandamento: “Ricordati di santificare le feste”.

Non dimentichiamo mai l’insegnamento dell’Angelico secondo cui “Dio non abbandona mai la sua Chiesa al punto da non poter trovare ministri sufficienti per le necessità del popolo” (S. Th., Suppl., q. 36, a. 4, ad 1).

Ora, se gli unici Sacramenti leciti fossero quelli amministrati non “una cum”, i ministri cattolici sarebbero forse un centinaio su un miliardo e mezzo di fedeli cattolici. Quindi sarebbero totalmente insufficienti per le necessità del popolo.

Prof. GIORGIO NICOLINI

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ULTERIORI PRECISAZIONI RIGUARDO ALLE PROBLEMATICHE SULLA VALIDITA’ DELLA MESSA — PRECISAZIONI TEOLOGICHE DI SAN TOMMASO D’AQUINO (dottore della Chiesa) —

1) Un sacerdote che ha detto le parole stabilite da Cristo per la consacrazione del pane e del vino (credente o incredulo sulla transustanziazione, ma con l’intenzione almeno implicita di fare secondo la “mens” di Cristo), SUBITO DOPO fa avvenire realmente la TRANSUSTANZIAZIONE, cioè il pane e il vino divengono VERO CORPO e VERO SANGUE di Cristo.

2) Le parole successive alla transustanziazione del sacerdote riguardo alla “UNA CUM”, cioè alla preghiera per il papa (detta dal sacerdote, cosciente o meno di eresie di un papa o che sia papa o no) NON ANNULLA la TRANSUSTANZIAZIONE già avvenuta in precedenza, quindi l’Eucaristia è VALIDA (cioè, Gesù NON SI RITIRA riguardo alla avvenuta presenza nell’Ostia consacrata e vi permane fintantoché le specie eucaristiche non siano consumate): perciò l’Eucaristia è vero Corpo e vero Sangue di Gesù (da adorare) e la Messa è valida anche se celebrata “UNA CUM” con un papa che si ritiene eretico.

3) I sacerdoti che abbiano ricevuto validamente l’ORDINAZIONE sacerdotale, se divenuti eretici, o scismatici, o scomunicati, celebrano VALIDAMENTE l’Eucaristia, cioè la consacrazione avviene realmente, in forza del sacramento dell’ORDINE ricevuto, anche se la loro celebrazione è ILLECITA, e perciò commettendo un peccato mortale.

4) Riguardo al punto più cruciale della partecipazione alla Messa di eretici, scismatici o scomunicati, è vero che non si deve partecipare alla loro Messa, ma tale obbligo sussiste solo quando essi – dice San Tommaso – sono privati dell’esercizio dei loro poteri da UNA SENTENZA DELLA CHIESA; perciò,chiarisce San Tommaso, “FINO ALLA SENTENZA DELLA CHIESA – pubblica e notoria – E’ LECITO RICEVERE LA COMUNIONE DA ESSI E ASCOLTARE LA LORO MESSA”, rimanendo valida e lecita l’una e l’altra (la Comunione eucaristica e la partecipazione alla Messa).

5) Riportando Sant’Agostino, San Tommaso precisa la liceità di cui sopra, in quanto ad un cristiano è “PROIBITO GIUDICARE GLI ALTRI per ARBITRARIO SOSPETTO (non possiamo cioè sapere se il sacerdote è consapevole o meno di partecipazione ad una eresia e/o ad una “falsa chiesa”, citando nel canone il nome di un papa ritenuto eretico, ma che, in realtà, dalla stragrande maggioranza dei sacerdoti è probabilmente fatto in assoluta “buona fede”, credendo cioè che egli sia il vero papa e che non sia un eretico; e così anche è creduto dalla maggior parte dei fedeli).

Prof. GIORGIO NICOLINI

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UN FALSO PROBLEMA

CIRCA LA VALIDITA’ DELLA SANTA MESSA —

Il problema UNA CUM, cioè della comunione con un papa eretico o che si suppone neppure sia papa E’ UN FALSO PROBLEMA, perché non ha nulla a che vedere con la validità della consacrazione, che avviene solo e soltanto per le parole consacratorie QUESTO E’ IL MIO CORPO (sul pane), QUESTO E’ IL CALICE DEL MIO SANGUE (sul vino), indipendentemente che si preghi per un papa ritenuto eretico o addirittura che neppure sia papa. Affermare il contrario è UNA CONTRADDIZIONE lampante, che mette in dubbio tutto, anche la stessa PRESENZA REALE DI CRISTO NEI TABERNACOLI.

Entrando in una Chiesa, infatti, come si fa a sapere se l’Ostia riposta nei Tabernacoli è stata consacrata da un sacerdote in comunione con un papa “vero” o con un papa “eretico” o neppure con un papa, dal momento che non si è stati presenti alla Messa di consacrazione di quella Ostia poi riposta nel Tabernacolo?… Non si potrebbe essere più certi di nulla!… E’ evidente l’ASSURDITA’!…

Si sta facendo perciò una grande e pericolosa confusione. Un conto è la validità dei Sacramenti, un conto è l’essere “in comunione con un eretico” (papa o non papa che sia). Gli ortodossi, per esempio, sono scismatici, NON SONO IN COMUNIONE CON IL PAPA DELLA CHIESA CATTOLICA, tuttavia quando i loro sacerdoti celebrano la Messa, la consacrazione è VERA e VALIDA, anche se gli ortodossi non sono in comunione con il Papa (chiunque sia). I loro Sacramenti (tutti e sette) sono VALIDI, perché hanno la successione apostolica, per cui i Vescovi sono veri Vescovi e i Sacerdoti sono veri Sacerdoti. Però – per una scelta erronea dei secoli passati – non sono in Comunione con la Chiesa di Roma (cioè con il Papa), e quindi sono scismatici. Tuttavia, quando consacrano il pane e il vino – secondo come Gesù ha voluto nell’Ultima Cena – la consacrazione e il sacrificio della Messa avviene realmente, nonostante siano scismatici: e questo perché i loro Vescovi e i loro Sacerdoti hanno ricevuto il sacramento dell’Ordine, il sacramento istituito da Gesù Cristo. I protestanti, invece, non hanno i Sacramenti: sono semplici laici e i loro pastori sono solo “laici”, privi del sacramento dell’Ordine, perché non hanno la successione apostolica. Un sacerdote cattolico, perciò, che consacra – indipendentemente dalla sua adesione ad un Papa (vero o no, eretico o no), consacra validamente se celebra la Messa secondo l’intenzione di Cristo che l’ha istituita (la Messa) e ne è (Gesù) il sacerdote principale che consacra il pane e il vino o assolve dai peccati nel Sacramento della Confessione. Il sacerdote, infatti, agisce solo IN PERSONA CHRISTI. Ma è Cristo che – attraverso il sacerdote “ordinato” – consacra e assolve.

Tanti miracoli eucaristici (Lanciano, Bolsena…) non sono forse avvenuti anche quando e perché il sacerdote DUBITAVA della TRANSUSTANZIAZIONE?… Nonostante ciò, con il miracolo del pane divenuto CARNE e del vino divenuto SANGUE Cristo ha voluto mostrare che le parole del sacerdote dubbioso o incredulo COMPIVANO UGUALMENTE LA CONSACRAZIONE, cioè la TRANSUSTANZIAZIONE…

Riguardo al NOVUS ORDO, inoltre, è da ricordare ancora che la formula della Consacrazione nella Messa NON E’ MAI STATA CAMBIATA. Essa è costituita infatti dalle sole parole QUESTO E’ IL MIO CORPO (sul pane), QUESTO E’ IL CALICE DEL MIO SANGUE (sul vino). Con queste sole parole avviene la consacrazione, anche se non vi fosse null’altro prima e dopo di esse. Certi Vescovi e sacerdoti in prigionia (per le persecuzioni comuniste) riuscivano a celebrare la Messa e a fare la Comunione in pochi secondi pronunciando di nascosto queste sole parole su un frammento di pane ed una goccia di vino (nascostamente ottenuti). Naturalmente questi erano casi eccezionali, leciti nella persecuzione. Fuori di tali casi non è lecito ad alcun sacerdote omettere il rito stabilito dalla Chiesa o cambiarne i contenuti: commetterebbero un peccato mortale, pur rimanendo valida la consacrazione per quelle sole parole della consacrazione.

Prof. GIORGIO NICOLINI

Direttore di TELE MARIA http://www.telemaria.it

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APPROFONDIMENTI SUL PROBLEMA DELLA VALIDITA’ DELLA MESSA E DELLA COMUNIONE —–

Obiezione di SARA MARIA—

Professor Giorgio Nicolini qui si tratta di martirio! Sant’Ermenegildo si fece uccidere piuttosto che accettare l’Eucaristia dalle mani del vescovo ariano! E non si è certo messo a valutare se fosse avvenuta o meno la transustanziazione; ma piuttosto che accettare di stare in comunione con gli ariani si fece uccidere. Questa è la testimonianza che Dio stesso oggi ci chiede perché molti vescovi e sacerdoti sono peggio degli ariani di un tempo poiché sono neoariani, luterani, modernisti ed alcuni anche musulmani. Chiediamo alla Santa Vergine di concederci la perseveranza finale.

RISPOSTA a Sara Maria —

Gent.ma Sara Maria, riguardo alla storia di questo santo (Sant’Ermenegildo) che viene portato ad esempio di come rifiutò la comunione portatagli da un vescovo eretico, bisogna conoscere meglio la sua storia ed il suo gesto e non farne una applicazione attuale del tutto fuorviante. Ne parla anche San Tommaso, spiegando che il caso di Sant’Ermenegildo viene riportato in modo erroneo e fuori dal contesto storico della sua vita. Egli infatti era nato in una famiglia ariana ed era stato anche lui ariano nella prima fase della sua vita. Vissuto nel VI secolo, era figlio di Leovigildo, il primo re di Spagna visigoto e, come tutti i visigoti, era seguace di Ario. Egli però contrasse matrimonio con una donna cattolica provocando tensioni a corte e il re (suo padre) esiliò Ermenegildo e sua moglie a Siviglia. Qui, il giovane – grazie alla istruzione cattolica datagli dal Vescovo San Leandro – si convertì al cattolicesimo e poi si adoperò per tentare di sconfiggere il padre ariano con l’aiuto dei Bizantini e degli Svevi. Arrestato e gettato in carcere a Tarragona, rifiutò di ricevere la Comunione dalle mani di un vescovo ariano, perché il padre – con un tranello – cercava di farlo rientrare nell’eresia ariana e di far credere al popolo che egli accettando quella comunione era ritornato appunto ariano: oltre al fatto di non sapere, da parte di Ermenegildo, se il vescovo ariano che gli voleva dare la comunione era effettivamente insignito del sacramento dell’Ordine, e quindi se la sua consacrazione eucaristica fosse stata valida. Ma soprattutto, quale figlio del re, accettando “quella” comunione avrebbe fatto credere di essere ritornato ariano e quindi di avere apostatato dalla fede cattolica che aveva abbracciato. TUTTO CIO’ NULLA HA A CHE VEDERE CON LA NOSTRA SITUAZIONE STORICA, ove non c’è alcun Vescovo o sacerdote ariano che sia stato dichiarato e condannato dalla Chiesa Cattolica come eretico, come era nel caso del Vescovo ariano che voleva dare la comunione a Sant’Ermenegildo. San Tommaso d’Aquino ha spiegato molto bene questo caso, nella SUMMA THEOLOGICA (III, q.82,a.9). Infatti San Tommaso spiega che è lecito ascoltare la Messa e ricevere la comunione anche da un eretico, fintantoché tale eretico non sia stato DICHIARATO CON SENTENZA DALLA CHIESA. Nel caso di Sant’Ermenegildo vi era appunto tale “sentenza” di condanna dei vescovi dichiaratisi apertamente e pertinacemente ariani, per cui sarebbe apparso – ricevendo l’Eucaristia (anche vi fosse stata la PRESENZA REALE) – come ritornare all’antica eresia ed essere quindi apostata. Per questo egli accettò piuttosto il martirio che far credere di essere tornato ariano, come il padre – che aveva ordito quel tranello – cercava invece di far credere al popolo. Quella comunione eucaristica offerta (valida o no la consacrazione) doveva rappresentare per il popolo un suo tornare all’eresia ariana, cosa che Sant’Ermenegildo rifiutò decisamente, scegliendo piuttosto il martirio che far pensare di aver rinnegato la fede “cattolica” che aveva abbracciato dopo la sua conversione. Purtroppo la superficialità e la non adeguata conoscenza storica di fatti e personaggi e soprattutto la scarsa conoscenza teologica fa errori assai gravi, storici e dottrinali, come è nel caso della questione dell’UNA CUM “papa Francesco” o “Papa Benedetto”, che esula completamente dal problema della validità della Messa e della validità della consacrazione eucaristica. Nel nostro caso, in realtà, si commetterebbe realmente UN PECCATO MORTALE non andando a Messa alla domenica.

Obiezione di SARA MARIA —–

Prof. Nicolini il problema che si pone oggi è che gli eretici ed apostati sono al governo e perciò, fintanto che Dio lo permetterà, non verranno dichiarati tali; ma abbiamo però le condanne della chiesa contro l’arianesimo, le eresie protestanti e la condanna al modernismo. Infatti questa falsa chiesa le racchiude tutte e tre perciò siamo non sono validamente motivati ma moralmente obbligati a rendere a Dio e ai fratelli un’autentica testimonianza di fedeltà alla chiesa cattolica

RISPOSTA a Sara Maria —–

Gent.ma Sara Maria, invito di nuovo a rileggere con più attenzione i testi già da me pubblicati. Il problema non è l’esistenza o meno nella chiesa di eretici ed apostati (che esistono indubbiamente ed in numero assai vasto), ma se ogni singola Messa celebrata da ogni singolo sacerdote sia VALIDA o meno, cioè se avviene o meno in ogni singola Messa la TRANSUSTANZIAZIONE. La teologia dogmatica cattolica ed i Padri e dottori della Chiesa hanno dato la risposta precisa e puntuale circa la validità dei sacramenti: in specie, riguardo alla transustanziazione, che essa avviene SEMPRE, anche quando un sacerdote VALIDAMENTE ORDINATO è peccatore, eretico, scismatico od abbia perso la Fede, se non vi pone una INTENZIONE opposta alla “volontà di Cristo” circa i Sacramenti stessi: è infatti Cristo il “sacerdote principale” che celebra e consacra nella Santa Messa, il sacerdote “presta” solo la voce a Cristo, dicendo le parole della consacrazione, anche quando non vi crede. Quando ciò avviene la Messa è valida, l’Eucaristia è valida, e il non frequentare la Messa alla domenica è UN PECCATO MORTALE. Non giochiamoci la VITA ETERNA per un errore così grave!

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CIRCA IL DUBBIO SE IL SACERDOTE INCREDULO CONSACRI CON L’INTENZIONE DI NON CONSACRARE —

Normalmente un prete che non crede più neanche nell’Eucarestia NON SI PONE NEANCHE IL PROBLEMA DI AVERE L’INTENZIONE DI NON CONSACRARE, proprio per il fatto che non ha più la Fede; quindi celebra meccanicamente dicendo le parole della consacrazione per abitudine, come ha stabilito Cristo nell’Ultima Cena ed insegna la Chiesa: ma proprio in tal modo egli consacra secondo la “mens” di Cristo, e quindi VALIDAMENTE, perché non credendo non applica nessuna intenzione di NON VOLER CONSACRARE, altrimenti vorrebbe dire che vi crede nella transustanziazione! In ogni caso, se davvero accadesse che il celebrante applicasse l’INTENZIONE DI NON CONSACRARE, nascostamente e all’insaputa dei partecipanti alla Messa, allora bisogna comportarsi come ha insegnato Gesù a Santa Caterina da Siena in questi casi ed ho riportato nei testi sotto riportati, ma mai si deve scegliere di non andare alla Messa alla Domenica, perché sarebbe UN PECCATO MORTALE ingiustificabile!… Inoltre, anche nel dubbio che un fedele possa avere riguardo alla reale presenza di Cristo in una Messa “UNA CUM papa Francesco”, niente lo obbliga a comunicarsi in tale Messa (nel timore che non ci sia Gesù nell’Ostia). Egli infatti, partecipando alla Messa, anche senza fare la COMUNIONE, assolve ugualmente il PRECETTO FESTIVO, non commettendo alcun peccato mortale, che invece commetterebbe NON ANDANDO ALLA MESSA FESTIVA DI PRECETTO.

Prof. GIORGIO NICOLINI

Direttore di TELE MARIA http://www.telemaria.it

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INSEGNAMENTI DI SAN TOMMASO D’AQUINO

(dottore della Chiesa)

I Sacramenti – Somma Teologica III, q. 64

La causalità dei sacramenti

ARTICOLO 1

Se Dio soltanto produca l’effetto interiore dei sacramenti oppure anche il ministro

SEMBRA che non soltanto Dio, ma anche il ministro produca l’effetto interiore dei sacramenti. Infatti:

1. Effetto interiore dei sacramenti è la purificazione dell’uomo dai suoi peccati e la sua illuminazione mediante la grazia. Ma è compito dei ministri della Chiesa “purificare, illuminare e perfezionare”, come insegna Dionigi. Dunque non Dio soltanto, ma anche i ministri della Chiesa producono l’effetto dei sacramenti.

2. I riti con i quali si amministrano i sacramenti contengono delle preghiere di petizione. Ma le preghiere dei buoni sono presso Dio più esaudibili di quelle di chiunque altro, secondo le parole evangeliche: “Se uno ha il timore di Dio e ne esegue la volontà, egli lo ascolta”. Perciò chi riceve i sacramenti da un ministro santo ottiene un effetto maggiore. E quindi anche il ministro influisce sul loro effetto interiore, e non soltanto Dio.

3. L’uomo vale più delle cose inanimate. Ma le cose inanimate concorrono all’effetto interiore dei sacramenti: infatti “l’acqua tocca il corpo e purifica il cuore”, come dice S. Agostino. Dunque anche l’uomo influisce sull’effetto interiore dei sacramenti, e non Dio soltanto.

IN CONTRARIO: A detta di S. Paolo, “è Dio che giustifica”. Ora, poiché l’effetto interiore di tutti i sacramenti è la giustificazione, è chiaro che Dio soltanto compie l’effetto interiore del sacramento.

RISPONDO: Una cosa può produrre un effetto in due modi: primo, come causa principale; secondo, come strumento. Nel primo modo Dio soltanto causa l’effetto interiore dei sacramenti. Sia perché Dio solo penetra nell’anima in cui si produce l’effetto sacramentale. E nessuna cosa può agire immediatamente dove non è. – Sia perché la grazia, che è un effetto interiore di tutti i sacramenti, viene esclusivamente da Dio, come abbiamo detto nella Seconda Parte. Anche il carattere, effetto interiore di alcuni sacramenti, è una virtù strumentale che promana dall’agente principale, che è Dio.

Nel secondo modo l’uomo può concorrere all’effetto interiore del sacramento operando come ministro. Ministro e strumento infatti sono sullo stesso piano: poiché l’azione dell’uno e dell’altro viene applicata esteriormente; ma sortisce un effetto interiore in forza della causa principale, che è Dio.

SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. La purificazione che viene attribuita ai ministri della Chiesa non è la purificazione dai peccati: poiché è detto dei diaconi che purificano, in quanto, o estromettono gli indegni dal ceto dei fedeli, o li preparano con pie esortazioni a ricevere i sacramenti. E si dice dei sacerdoti che illuminano il popolo fedele, non perché infondono la grazia, ma perché danno i sacramenti della grazia, come risulta dal testo di Dionigi.

2. Le preghiere che si dicono nel conferire i sacramenti vengono presentate a Dio, non a nome di persone private, ma di tutta la Chiesa, le cui orazioni vengono esaudite, secondo la promessa evangelica: “Se due di voi si mettono insieme sulla terra a domandare qualsiasi cosa, essa sarà loro concessa dal Padre mio”. Tuttavia non si può dire che la devozione privata di un santo non cooperi affatto allo scopo.

Quello però che è l’effetto proprio del sacramento non si impetra con le preghiere della Chiesa o del ministro, ma per i meriti della passione di Cristo, la cui virtù, come abbiamo notato, opera nei sacramenti. Il sacramento quindi non ha un effetto superiore perché è compiuto da un ministro più santo. Tuttavia la devozione del ministro può ottenere qualche cosa a chi riceve il sacramento: non nel senso che il ministro ne sia la causa diretta, ma nel senso che l’impetra da Dio.

3. Le cose inanimate non concorrono all’effetto interiore dei sacramenti se non strumentalmente, come abbiamo spiegato. In modo analogo gli uomini, come abbiamo detto, non producono l’effetto interiore dei sacramenti, se non come ministri.

Cfr. in Internet http://www.santorosario.net/somma/tertia/sacramenti5.htm

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