Le lezioni che possiamo apprendere dalla crisi provocata dal coronavirus
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Passeremo la Pasqua a casa. Per quest’anno niente ramoscello di ulivo nelle nostre abitazioni. Niente benedizioni dei sacerdoti casa per casa. Niente abbracci e scambi di pace nella gioia domenicale che celebra la Vita più forte della morte.
Speravamo che questa contingenza fosse una cosa passeggera e invece più passava il tempo più abbiamo realizzato che l’emergenza durerà ancora a lungo, pur se con fasi differenti.
Ancora una volta però risuona forte la convinzione di voler e dover fare i conti con un’identità che niente e nessuno può cancellare: ci sono tanti modi per approcciare la vita, la società, lo scegliere come vivere la dimensione lavorativa o quella familiare. Ci sono tante modalità di relazionarsi con il mondo, con gli altri, con se stessi. Noi abbiamo deciso che tale “modalità” abbia un nome ben preciso: essere cristiani.
Scegliere di vivere a fondo il nostro battesimo significa avere chiaro quale sia la nostra identità: dal Vangelo non salta fuori solo un florilegio di buoni costumi e di galateo. Dal Vangelo si desume anche e soprattutto una visione ben precisa del mondo, della società, del lavoro, delle relazioni interpersonali, dei sentimenti, degli affetti, delle scelte familiari o strettamente personali…
Non sarà tutto come prima
Ce lo stiamo ripetendo: dopo, non sarà tutto come prima. Il mondo sarà cambiato.
Questo è il tempo della scelta
Oggi scelgo chi voglio diventare domani. “Diventare”, infatti, non è frutto di improvvisazione, ma di scelta ponderata e di impegno costante nel tempo.
C’è un aspetto che credo sia importante che come cristiani riprendiamo in mano ed è la cura del creato.
Ce ne accorgiamo ora, dopo aver assistito impassibili alla violenza perpetrata a madre natura, al sorpasso della cura dell’economia rispetto alla cura delle condizioni di vita.
Economia al servizio dell’uomo
Certo, è altrettanto da miopi pensare che non ci debba essere un’attenzione alle questioni economiche globali, ma considerandole al servizio del benessere integrale dell’uomo e di tutte le popolazioni mondiali. L’economia è al servizio dell’uomo, non il contrario!!!
Questo insegna anche il Magistero di San Giovanni Paolo II, la Dottrina Sociale della Chiesa, il Concilio Vaticano II.
Ma tutti questi argomenti hanno un illustre referente nel capitolo 8 della Lettera ai Romani di San Paolo:
Io ritengo, infatti, che le sofferenze del momento presente non sono paragonabili alla gloria futura che dovrà essere rivelata in noi.
La creazione stessa attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio; essa infatti è stata sottomessa alla caducità – non per suo volere, ma per volere di colui che l’ha sottomessa – e nutre la speranza di essere lei pure liberata dalla schiavitù della corruzione, per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio. (Rm 8, 18-21)
La Creazione ci è stata consegnata perfetta. Si è “guastata” sempre più, cioè è stata sempre più immersa nella caducità, nella corruzione, nell’inquinamento di tale sua perfezione, non perché l’abbia deciso essa stessa, né tanto meno Chi la creata, ma chi ne ha fatto l’uso sbagliato, cioè le generazioni degli uomini.
Quante nuove malattie, quanti disturbi e squilibri fisici che mai ci sono stati nella storia dell’umanità! Quanto inquinamento ha messo a dura prova gli organi vitali di tanta parte dell’umanità dei paesi cosiddetti civilizzati! Quante allergie e intolleranze i nostri bambini stanno patendo come eredità lasciata dalle precedenti generazioni di adulti!
Poi basta un piccolo virus, l’organismo più piccolo che esista in natura, per mettere a tappeto chi pensava di essere superpotente.
Cos’altro dobbiamo patire prima di scegliere un modo diverso di costruire il nostro vivere civile? Al di là delle soluzioni politiche, la vera soluzione nasce dal basso, cioè dal diffondere uno stile di vita che concretizzi i tanti valori che diciamo di scegliere e di voler vivere, ma che troppo spesso restano ideali.
Nessuno si salva da solo
E in tutto ciò svolge un ruolo primario la comunità cristiana, cioè il nostro ritrovarci assieme, il nostro costruire il bene, il nostro abbattere i muri dei giudizi, delle separazioni, delle superficialità, nei nostri quartieri, per aprirli alla vera integrazione delle diversità, cioè dell’originalità che è ciascuno di noi, tralasciando le inutili ideologie e incontrandoci a partire dalle nostre belle, semplici e ricche povertà.
Solo così potremo contribuire a creare una nuova cultura che metta al centro l’uomo e che, tra qualche anno, possa generare leader in grado di influenzare le scelte globali.
Nessuno si salva da solo. Pensavamo che garantire la nostra sicurezza o la nostra ricchezza a scapito di quella altrui fosse sufficiente per vivere sereni e indenni. Pare di no.
Se qualcuno perde, prima o poi perdono tutti. Se nessuno vince, vinciamo tutti.
Utopia? Sì, probabilmente sì. Ma so anche che chi non sogna, senza alienarsi della realtà, ha già smesso di vivere.
Quando tutto sarà finito, per favore, scegliamo fin da ora di non tornare come prima.
Cominciamo a costruire, a creare, a inventarci la condivisione di quante più risorse possibili.
Lo dobbiamo ai nostri (vostri) figli. Chi verrà dopo di noi, ci maledirà o ci ringrazierà?
Scegliamolo ora.
Non saremo probabilmente noi ad arrivare ai grandi palazzi del potere, né ricostruiremo tutto intero il mondo che abbiamo contribuito a danneggiare. Sarebbe superbia… Ma se saremo capaci di metterci assieme per inaugurare un piccolo angolo di paradiso terrestre, secondo il sogno di Dio, forse sarà un inizio.
Basta una piccola fiammella per rischiarare l’oscurità.
Un immenso GRAZIE
Detto questo, con uno sguardo di decisa, grintosa e non astratta speranza, permettetemi di dire un immenso GRAZIE a tutti coloro che stanno contribuendo in questo momento a permetterci di aiutare tante famiglie, tanti bambini, tanti anziani che vivono le difficoltà più dure da affrontare.
Siete il volto più bello del nostro cuore italiano, che sempre sa muoversi a solidarietà.
È commovente vedere come ci siano tante e tante persone che ascoltano quella voce interiore che chiede: “Io cosa posso fare?”.
E le risposte che date lasciano senza parole: dalle offerte che ci giungono, al cibo, ai ristoranti che offrono pasti gratis, alle associazioni che raccolgono fondi… questa è l’Italia che si nutre di radici cristiane e che non lascia nessuno indietro!
Il materiale video prodotto in queste settimane è disponibile nel canale YouTube della Parrocchia di San Giuseppe Cottolengo (cliccate qui)
TRATTO DA https://it.aleteia.org/2020/04/02/una-pasqua-senza-ramoscello-dulivo-ma-con-gesu-nel-cuore/
Bellissimo discorso quello di avere cura del Creato , e soprattutto delle sue creature tutte . Nel pianeta siamo tutti come in un domino , se cade una tessera caschiamo tutti . Se si estingue una specie vivente , ciò porterà alla nostra estinzione . Aver cura del Creato vuol dire rispettare la natura che Dio ci ha dato da curare e da difendere .
Gli allevamenti intensivi e l’uccisione di esseri senzienti va contro la natura . Non è naturale uccidere . Non è naturale inquinare il pianeta di Dio per allevare poveri esseri che molti mangeranno depauperando così la Terra di acqua , di cereali , di aria .
Il cibo non deve urlare di dolore ma deve sfamare ad ogni stagione con il profumo della terra da cui è raccolto .
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