PERCHE’ DIO HA MANDATO SUO FIGLIO ?

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Una domanda che va al cuore della riflessione cristiana sulla salvezza

Salve, volevo chiedere un chiarimento circa un aspetto della Salvezza secondo la Chiesa Cattolica. Da sempre ci insegna che il Signore Gesù «morì come vittima di espiazione per i nostri peccati». La mia perplessità è questa: non si dovrebbe piuttosto dire che Dio Padre ha realizzato la nostra salvezza, in un certo senso, NONOSTANTE l’uccisione violenta del Signore? Essa, in fin dei conti, è stata opera del Sinedrio, di Pilato nella sua «ignavia», e delle autorità romane che hanno eseguito la sentenza

Sono molto più propenso a credere che ciò che ci ha salvato sia stato l’Amore del Signore e il Perdono (e Dono totale di sé) che ci ha donato dalla Croce (e nonostante lo stessero uccidendo), non certo la sua uccisione violenta in se e per se, altrimenti si potrebbe addirittura pensare che la Salvezza sia stata opera nostra. Per non parlare poi del fatto che pensare, anche solo indirettamente, che Dio Padre esigesse il sangue del suo Unigenito per cancellare i nostri peccati, a parer mio, è una orribile bestemmia perché finisce per fare di Lui un macellaio assetato di sangue. Non voglio sembrare impertinente, vorrei che mi si chiarisse questo (forse apparente) equivoco. Grazie per la risposta, auguri per la vostra attività.

Valentino De Santis

Risponde don Francesco Vermigli, docente di Teologia dogmatica alla Facoltà teologica dell’Italia Centrale.

La domanda del signor De Santis va al cuore della riflessione cristiana sulla salvezza, perché tocca la questione della ragione e del modo per cui siamo stati salvati in Cristo Gesù. Articoliamo la risposta proprio attorno a questi due punti. Il primo risponde alla domanda: «perché Dio ci salva?»; il secondo alla domanda: «come Dio ci ha salvato?».

Nella lettera ci si chiede se la morte cruenta di Gesù (il come) non contraddica l’Amore di Dio (il perché della nostra salvezza); tanto che quasi, dice il De Santis, si potrebbe pensare che siamo stati salvati dalla violenza e dalla crudeltà degli uomini attorno a Gesù.

 

 

La ragione del fatto che siamo stati salvati, è invece l’Amore di Dio. Ci vengono in soccorso brani del Nuovo Testamento, espliciti nel riconoscere che questo è il motivo della missione di Gesù: «Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna» (Gv 3,16), oppure «In questo si è manifestato l’amore di Dio in noi: Dio ha mandato nel mondo il suo Figlio unigenito, perché noi avessimo la vita per mezzo di lui» (1 Gv 4,9). Il versetto successivo a quest’ultimo è quello che cita lo stesso De Santis: «ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati» (1 Gv 4,10).

Come si inquadra la morte cruenta di Gesù in un contesto che tende a donarci l’immagine di Dio Amore? Quella morte ha a che fare con il mistero doloroso e tremendo dell’inimicizia dell’uomo rispetto a Dio: si inserisce nel dramma dell’amore non amato, dell’amore che viene rifiutato, dell’amore che viene negato. La passione e morte cruenta di Cristo è il tempo dello scatenarsi del potere delle tenebre («questa è l’ora vostra e il potere delle tenebre», Lc 22,53), il tempo della divisione, della menzogna, dell’inganno; il tempo di Satana («Simone, Simone, ecco: Satana vi ha cercati per vagliarvi come il grano», Lc 22,31).

Si può dire allora che Cristo ci salva non nonostante la sua morte cruenta, ma piuttosto grazie a questa; ma se intendiamo in questo senso la frase: cioè, se intendiamo che Cristo manifesta in maniera eccelsa l’obbedienza alla volontà d’amore del Padre, proprio quando viene condotto alla morte di croce. Manifesta in pienezza la propria condizione di Figlio, nel momento stesso in cui scende negli abissi della desolazione, del tradimento, dell’ignavia, della violenza in cui è immerso l’uomo e da cui Egli stesso è venuto a sottrarlo. Cristo ci salva non per la sua morte violenta, ma per i meriti infiniti della sua obbedienza perfetta al Padre, di fronte allo scatenarsi della violenza e della persecuzione.

Dio Padre non potrà dunque essere pensato come un sanguinario che chiede un corrispettivo di sangue all’offesa recata dal peccato dell’uomo: piuttosto come Colui che accoglie per l’eternità l’obbedienza del Figlio Unigenito alla propria missione di amore. Amare è «drammatico». E tanto più drammatico è amare al modo di Dio; Amore che ama se stesso e ama l’uomo di un Amore infinito.

Qui l’articolo tratto da “Toscana Oggi”

TRATTO DA  https://it.aleteia.org/2019/01/07/perche-dio-ha-mandato-suo-figlio/

Toscana Oggi | Gen 07, 2019

2 pensieri su “PERCHE’ DIO HA MANDATO SUO FIGLIO ?

  1. Inoltre, Cristo “rinuncia” alla tentazione del regno solo politico quando, durante il processo, Pilato gli chiede sostanzialmente di difendersi dalle accuse mosse dal Sinedrio e dal popolo, e lui dichiara: «Il mio regno non è [ora] di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù». Si noti inoltre che, almeno nella Vulgata di san Girolamo e derivate, e dunque immagino nel testo originale, a posto dell’avverbio “ora” è presente l’originale latino ‘nunc’: ciò significa che Cristo, che si era di fatto proclamato “re dei Giudei” e figlio di Dio, bestemmiando secondo le regole degli Ebrei e dichiarandosi sovversivo rispetto alla locale autorità romana, non rinuncia affatto al titolo di “Re”, ma di fronte alla tentazione della difesa politica, cioè della riduzione di fatto della sua proposta ad una liberazione solo umana, che probabilmente sarebbe durata inoltre solo per la sua generazione, dice che per quel momento rinunciava alla difesa, di fatto: pertanto, di fronte alla richiesta di apostasia per difendere la vita, egli vi rinuncia e sceglie di fatto il martirio: sarà proprio Pilato, pagano e non certo ebreo, a riconoscere quello che gli ebrei aborrivano, cioè che effettivamente, sulla croce, Cristo era “il Nazareno e re dei giudei”. Dunque Pilato gli lasciò il titolo di re, che – in una logica umana – non poteva certo essere esercitato da un uomo appeso e morto sulla croce. Quindi anche a suo modo fu crudele, come gli uomini – come detto nell’articolo – sanno essere perfino con Dio.

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  2. Ma io sento e credo che quando Dio creo il mondo, dunque anche l’uomo, ha visto che era cosa buona, ed era felice e si riposo il settimo giorno.
    Per me penso che tutto la Sua creazione, che ha fatto vivere, per la vita fu cosa buona.

    Ed è per questo che Dio Padre mando il Suo Figlio , ( che è DIO )
    per fare si che tutto torna alla Sua creazione voluto da sempre.
    Giustamente Ha dato tutto se stesso per salvare la Sua creazione, compreso l’uomo fatto a somiglianza di Cristo Gesù.
    La Sua Opera non puoi essere l’incontrario, Ha fatto tutto per Amore, La Sua creazione non può morire, perché è da sempre nella mente di DIO Padre.
    Certo ci ha dato la libertà di scegliere o con LUI o contro di LUI.
    Io ho capito e credo nella Sua Opera di Salvezza, peccatori come sono.
    Non dimentichiamo il peccato di Adamo, ed Eva,….
    Che hanno reso tenebri questo mondo.

    Ma Cristo Gesù per Grazia ci Ha riscattati con la Sua morte e Resurrezione, Oggi a noi di riconoscere questo grande Dono, e rendere Grazia per la nostra vita, in LUI con LUI per LUI.

    Altro non so.

    Grazie.

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