SAN MAMILIANO TRA LEGGENDE E STORIA PATRONO DI SOVANA, ISOLA DI MONTECRISTO

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Nato probabilmente a Palermo , ne divenne vescovo ma durante la persecuzione dei Vandali (450), attaccato dagli ariani, fu mandato in esilio da Genserico in Africa, a Cartagine. Ebbe numerosi compagni di esilio che vissero con lui la vita eremitica, tra cui la tradizione ricorda: santa Ninfa (da lui battezzata, che venne rinchiusa dal padre Aureliano, prefetto di Palermo, nella torre del Palazzo Reale che ancora oggi porta il suo nome)   Di là riscattato o dalla pietà dei fedeli o da qualche vescovo africano (san Paolino da Nola), si ritirò in Sardegna e infine all’isola di Montecristo dove visse nella cosiddetta grotta di San Mamiliano. Secondo la leggenda, il santo sconfisse un drago alato (simbolo del paganesimo) facendo sgorgare una sorgente sul luogo dell’uccisione. Morì il 15 settembre 460 e il suo decesso si manifestò, secondo la leggenda, con una enorme colonna di fumo innalzatasi sui monti dell’isola.

Originariamente le spoglie di Mamiliano furono conservate all’isola del Giglio e a Civitavecchia. Nel 1658, per volere del papa Alessandro VII, le principali reliquie (parte della calotta cranica) furono traslate da Roma (Santa Maria in Monticelli) a Palermo, dove si trovano ancora, nella cappella delle Reliquie della cattedrale. Di fatto le reliquie del santo si trovano oggi sparse tra Palermo, Roma, Pisa, l’isola d’Elba, Sovana (della quale Mamiliano è protettore) e all’isola del Giglio (il 15 settembre si venera il braccio del patrono che nel 1799 salvò gli isolani dall’assalto dei Tunisini).

Il culto del santo sacerdote, presentato come vescovo e martire da leggende assai posteriori, è intimamente connesso con la diffusione del Vangelo nell’arcipelago toscano e nella bassa Maremma. È stato uno dei primi evangelizzatori della Toscana ed ancora oggi il suo culto è diffuso tra i marinai dell’arcipelago toscano, specialmente all’Elba ed al Giglio, ove è festeggiato al 15 settembre. È il patrono principale della diocesi di Pitigliano-Sovana-Orbetello. Oltre che in tutto l’Arcipelago toscano, il santo è venerato anche in Sardegna, a Sestu e Samassi, e su tutta la costa e l’entroterra maremmano. Nell’arcidiocesi di Palermo è celebrato il 16 giugno, data dell’Invenzione delle reliquie a Sovana (per un errore del Mongitore). Dal 1976 è il patrono secondario dell’arcidiocesi di Palermo, dopo essere stato celebrato come patrono principale dal 1625 circa.

leggenda :

Perseguitato dall’imperatore Diocleziano, San Mamiliano vagò per tutto il Mediterraneo, dalle coste della Tunisia alla Sardegna. Fino a quando approdò su una piccola isoletta quasi sconosciuta chiamata Monte Giove. Qui comincia una delle leggende legate al santo patrono dell’isola del Giglio.

Mamiliano pensava di aver trovato finalmente la pace, dopo l’orrore della persecuzione. Invece, secondo la leggenda, quella piccola isoletta era gelosamente custodita da un animale feroce: un enorme drago alato che aveva costruito qui la sua “tana”.

Mamiliano non poteva permettere che un creatura empia come un drago vivesse in quel luogo. Ne scaturì una battaglia furibonda. Una battaglia che avrebbe visto Mamiliano vittorioso sul drago. Dall’uccisione ne sarebbero derivati un favoloso tesoro (che a sua volta è diventato leggenda) e una fonte di acqua purissima.

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Fu una scoperta davvero eccezionale quella avvenuta a Sovana (Sorano) nel 2004. Durante i lavori di scavo all’interno dell’ex chiesa di San Mamiliano furono rinvenute per caso ben 498 mo-nete d’oro di età imperiale, ottimamente conservate, ora in mostra nel Museo di San Mamiliano inaugurato nel 2012

La scoperta di estrema importanza sia per il valore numismatico e sia per l’intero complesso, costituisce finora l’unica testimonianza archeologica riferibile all’età tardo-antica, che abbiamo per Sovana

Al di là della leggenda, la metafora è più che palese: il Cristianesimo che spazza via il paganesimo dall’isola, dove si pensa che fu costruito anche un tempio dedicato a Giove. E, dopo la morte di San Mamiliano, Monte Giove assunse il nome con cui è conosciuta ancora oggi: Montecristo.

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Monastero di San Mamiliano a Montecristo

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Secondo una tradizione già attestata nel Medioevo, il complesso monastico sorse su un più antico luogo di culto d’età classica intitolato a Giove. Il monastero, che nel 727 fu gravemente danneggiato da un attacco saraceno, era originariamente intitolato al Salvatore ma venne da sempre indicato con il nome di san Mamiliano. A partire dal X secolo, grazie alle numerose donazioni di beni e terreni, divenne uno dei più ricchi monasteri della Toscana.

I monaci di Montecristo furono insigniti da papa Gregorio Magno, nel VII secolo, della regola benedettina, che in seguito, nel XIII secolo, fu sostituita da quella camaldolese; il passaggio avvenne nel 1237 per volere di papa Gregorio IX. Il crollo del sistema feudale, le scorrerie saracene e le mire della Repubblica pisana furono le cause principali della graduale decadenza del monastero che, a causa di tali motivi, fu restaurato nel 1323 dagli stessi monaci. Nel 1553, dopo un’ultima devastante incursione dei pirati turchi di Dragut, alleati con la Francia, venne abbandonato definitivamente dai monaci sotto l’ultimo abate Federico De Bellis e fu, fino alla prima metà dell’Ottocento, saltuariamente abitato da eremiti, che cercavano un luogo di silenzio e di preghiera. Nel 1890 il complesso monastico fu scelto come bersaglio per esercitazioni militari dalla Regia Marina Militare, sotto il comando del vice ammiraglio Giuseppe Lovera Di Maria. Durante la seconda guerra mondiale l’area fu invasa da piccole costruzioni e superfetazioni belliche, poi demolite nel 1990.

Oggi su il Monastero di San Mamiliano  sull’Isola di Montecristo rimane solo le rovine e la Grotta del Santo o del Drago .

Oggi vivono stabilmente sull’isola, alternandosi ogni due settimane, due agenti dei Carabinieri Forestali . La Riserva naturale statale Isola di Montecristo è una riserva biogenetica di 1.039 ettari[8] istituita nel 1971 con decreto ministeriale per tutelare la natura peculiare dell’isola. Oggi ricade nel Parco nazionale dell’Arcipelago Toscano. È stata insignita anche del Diploma europeo delle aree protette nel 1988[9] e riconosciuta come sito di interesse comunitario.[10]

  • non è possibile pernottare e sono vietate la pesca, la balneazione e la navigazione entro 1000 metri dalla costa.
  • entro 3 miglia è possibile transitare, ma non pescare.
  • eventuali accessi via mare possono avvenire solo a Cala Maestra, con fondale sabbioso, arrivando perpendicolarmente alla costa; esiste tuttavia un piccolo eliporto per le emergenze. Non si può utilizzare l’ancora, ma è possibile l’attracco al gavitello o al molo.
  • per arrivare sull’isola è necessario ottenere un’autorizzazione dai carabinieri forestai ; il permesso può essere relativo all’accesso o alla visita.

Nel primo caso (accesso) si deve rimanere a Cala Maestra, e sarà possibile visitare solo la Villa Reale, l’orto botanico e il Museo. Il tempo di attesa per ottenere l’accesso è nell’ordine dei mesi. Per quanto riguarda la visita sono ammessi solo 1000 visitatori l’anno ed il tempo medio di attesa per l’autorizzazione è di 3 anni (viene data precedenza a spedizioni scientifiche, associazioni, scolaresche). Le visite guidate si svolgono solo entro i tre sentieri esistenti, tutti molto impegnativi.

tratto da :

https://www.traghetti-giglio.it/tp-magazine/leggende-giglio-mamiliano-drago/

https://it.wikipedia.org/wiki/Mamiliano_di_Palermo

https://it.wikipedia.org/wiki/Monastero_di_San_Mamiliano

https://it.wikipedia.org/wiki/Isola_di_Montecristo

http://maremma-magazine.it/in-evidenza/sovana-tesoro-san-mamiliano-cronistoria-valore-un-eccezionale-ritrovamento/

 

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