Il miracolo grazie al quale Paolo VI sarà dichiarato santo riguarda laguarigione di una bambina non ancora nata. Il 23 settembre 2014 Vanna Pironato, all’epoca dei fatti 35enne, già mamma di un maschietto di 5 anni e in attesa di un secondo figlio, alla 13esima settimana di gravidanza venne ricoverata in ospedale per una minaccia di aborto dovuta alla rottura prematura della placenta. Durante il ricovero la situazione non migliorò e i medici consigliarono alla donna di prendere in seria considerazione l’ipotesi di un aborto terapeutico. Ma Vanna, insieme con il marito, decise di portare comunque avanti la gravidanza.
La coppia si affidò all’intercessione di Paolo VI beatificato da Francesco in seguito a un miracolo avvenuto anche in quel caso su un feto. La situazione non migliorò fino a quando, all’alba del 25 dicembre, la donna partorì prematuramente dando alla luce Amanda Maria Paola. Trasferita immediatamente in un reparto di terapia intensiva neonatale, la piccola lasciò l’ospedale dopo quasi quattro mesi in buone condizioni di salute. Condizioni che perdurano tutt’oggi.
È stato sempre Francesco a beatificare Paolo VI, nel 2014, a conclusione del primo dei due Sinodi dei vescovi sulla famiglia. “Nei confronti di questo grande Papa, – disse in quell’occasione Bergoglio – di questo coraggioso cristiano, di questo instancabile apostolo, davanti a Dio oggi non possiamo che dire una parola tanto semplice quanto sincera ed importante: grazie! Grazie nostro caro e amato Papa Paolo VI! Grazie per la tua umile e profetica testimonianza di amore a Cristo e alla sua Chiesa! Nelle sue annotazioni personali, il grande timoniere del Concilio, all’indomani della chiusura dell’Assise conciliare, scrisse: ‘Forse il Signore mi ha chiamato e mi tiene a questo servizio non tanto perché io vi abbia qualche attitudine, o affinché io governi e salvi la Chiesa dalle sue presenti difficoltà, ma perché io soffra qualche cosa per la Chiesa, e sia chiaro che egli, e non altri, la guida e la salva’. In questa umiltà risplende la grandezza del beato Paolo VI che, mentre si profilava una società secolarizzata e ostile, ha saputo condurre con saggezza lungimirante, e talvolta in solitudine, il timone della barca di Pietro senza perdere mai la gioia e la fiducia nel Signore”.
Per ben due volte Paolo VI meditò di dimettersi. Al termine del Concilio Vaticano il Papa bresciano si domandò se il suo compito non si fosse concluso. Poi pensò di nuovo alle dimissioni alla vigilia del compimento dei 75 anni, l’età che lui stesso aveva fissato per la pensione dei vescovi di tutto il mondo. Montini fu l’ultimo Papa a farsi incoronare con la tiara che poi abbandonò per metterla in vendita e offrire il ricavato ai poveri. Così come per primo rinunciò al sarcofago nelle grotte vaticane preferendo essere sepolto nella “vera terra”. Fu Montini il primo Pontefice a prendere l’aereo e a inaugurare i viaggi internazionali dei vescovi di Roma. Nel 1968 con la sua contestatissima enciclica Humanae vitae chiuse definitivamente le porte ai metodi contraccettivi. Indimenticabile, infine, la sua lettera alle Brigate Rosse, il 21 aprile 1978, pochi mesi prima di morire, nella quale Montini chiese la liberazione “senza condizioni” di Aldo Moro. Un appello non ascoltato che, dopo l’omicidio dello statista democristiano, si trasformò nella straziante preghiera che Paolo VI pronunciò alla messa in suffragio di Moro, nella Basilica di San Giovanni in Laterano, rompendo un altro tabù perché mai prima di allora un Papa aveva partecipato ai funerali di un laico.
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