“Il termine che papa Francesco usa più spesso è “discernimento”: è una vecchia tradizione della Compagnia di Gesù che però, sino ad ora, non era giunta a “interpretare” liberamente anche il dogma, a seconda delle situazioni. Com’è successo in alcuni documenti ufficiali a sua firma, che hanno suscitato la perplessità (per usare un eufemismo) anche di alcuni cardinali.
Ebbene: pur con tutta l’umiltà doverosa, mi pare che sia errata e dannosa per la Chiesa e per la fede una simile scelta. Mi sembra, anzi, che occorrerebbe giusto il contrario. In un mondo “liquido”, dove tutto diventa incerto, precario, provvisorio, è proprio della stabilità e della fermezza della Chiesa cattolica che non soltanto i credenti ma l’umanità intera avrebbe bisogno. Quei dogmi come pietre, cui è allergico il Generale della Compagnia di Gesù, potrebbero e dovrebbero divenire per tanti l’approdo saldo, in una società che si sfalda e tende a spappolarsi caoticamente.
Uno dei simboli della Chiesa cattolica era una quercia vigorosa, trattenuta saldamente in terra da robuste radici. E’ davvero giovevole alla fede sostituire la quercia con una canna pieghevole in ogni senso, ad ogni soffio d’aria, ad ogni desiderio o moda umana? Forse è proprio questo il momento di riscoprire, applicandolo alla Chiesa intera, l’antico e bel motto dei Certosini: “Stat crux dum orbitur volvit”, la Croce sta salda mentre il mondo gira. Ci occorre più che mai la salda chiarezza del catechismo più che gli infiniti e sempre mutevoli “secondo me”, gli infiniti pareri di cui è pieno il mondo. Il protestantesimo ha seguito questa strada e la storia ha mostrato dove essa portasse. Ma purtroppo, come al solito, la storia non è “magistra vitae””.
Vittorio Messori, ‘Il Timone’, settembre- ottobre 2017