In San Cerbone si scopre un vescovo che ammansiva gli orsi, mungeva le cerve, si faceva scortare fino alla soglia di San Pietro da oche selvatiche e celebrava la messa all’alba, accompagnato da un miracoloso coro angelico. Figura emblematica, le cui vicende biografiche sono spesso accumunate a quelle dell’arcivescovo africano Regolo, Cerbone è spesso raffigurato con l’attributo delle oche.
È San Gregorio Magno (590-604) a fornirci gran parte della letteratura agiografica su San Cerbone, nel capitolo XI dei suoi Dialogi e mediante le biografie medievali relative alla vita di San Regolo (sec. VII o VIII). “Vescovo di Massa Marittima (544 ca.); morì sull’isola d’Elba (575 ca.) dove si era rifugiato alla discesa dei Longobardi; festa 10/10.”Del resto, è fin troppo sintetica la scheda del Dizionario dei Santi , edito da TEA, relativa al santo massetano, dove è chiamato Cerbonio e non vengono fornite altre informazioni. La sovrapposizione tra le Vitae di Regolo e Cerbone è probabilmente da ascrivere al periodo successivo alla traslazione delle reliquie del primo santo da Populonia a Lucca, dove sono ancora oggi conservate nella cattedrale di San Martino, che avvenne nel 780 d.C.” Venute a mancare le reliquie di Regolo, si rafforzò nella cittadina massetana la devozione popolare per le reliquie di Cerbone, che da Populonia, distrutta nel 809 da un’incursione saracena, vennero portate a Massa Marittima dopo l’elevazione di quest’ultima a sede vescovile.
Nella tradizione locale, quindi, la vita del vescovo di Populonia venne accumunata alla vita del santo le cui reliquie non potevano più essere oggetto di devozione… La tradizione ci tramanda che San Cerbone nacque in Africa settentrionale da genitori cristiani. Seguendo la sua vocazione, mentre ancora si trovava nel suo luogo d’origine, si fece ordinare sacerdote dall’Arcivescovo Regolo e in seguito fu lo stesso Regolo a ordinarlo Vescovo. Ma a causa delle persecuzioni dei Vandali ariani, dominatori della zona, la comunità cristiana locale si disperse e Cerbone, insieme a Regolo e al vescovo Felice con alcuni presbiteri, fuggì in Italia.
Sorpresi da una tempesta durante la navigazione, si narra che i sacerdoti approdarono fortunosamente sul litorale toscano, dove condussero vita eremitica, finché una tragica vicenda non turbò il loro ritiro: durante la guerra greco-gotica che opponeva i Bizantini cristiani al paganesimo dei Goti, Regolo fu imprigionato e decapitato con l’accusa di aver favorito i Bizantini.
“Alla morte del vescovo di Populonia, Fiorenzo, i cittadini e i chierici vollero Cerbone come nuovo vescovo. Dopo varie reticenze, egli accettò la Cattedra Episcopale”Avvenne però che il Beato Cerbone celebrasse la Messa del mattino troppo presto e che il popolo che abitava nei villaggi non potesse prendervi parte. Irritato per questa abitudine il popolo si rivolse a Papa Virgilio (537-555) che inviò suoi legati a prelevare Cerbone per condurlo innanzi a lui. La leggenda, riportata nel manoscritto giacente presso la Biblioteca Vaticana al n. 6493, accenna a due miracoli che il Santo operò durante il viaggio.
Il primo fu quello delle due cerve che il Beato Cerbone (Lombardi, 1953:21)munse, procurando latte ai Legati che, estenuati dal viaggio stavano per morire di sete e si erano a lui raccomandati.
L’altro nei pressi di Roma, quando guarì tre uomini colpiti da febbri perniciose.
I Legati pertanto, andati ad annunziare l’arrivo di Cerbone al Papa, narrarono quanto aveva fatto Cerbone durante il viaggio.
Ammirato e timoroso, il Pontefice con le pianete, l’incenso, litaniando e salmodiando, gli andò incontro: secondo tradizione, da allora, il Vescovo di Massa Marittima è l’unico che, andando a trovare il Papa a Roma, viene accolto dal Pontefice che si alza dalle sedia pontificia, e gli si pone incontro.
Fu comunque in tale occasione che Cerbone manifestò un altro prodigio: incontrate delle oche selvatiche, fece su di loro il segno della croce così dicendo: “Non abbiate facoltà del Signore di volare in altro luogo, fintanto che non sarete venute con me alla presenza del Signor Papa…”.
E così fu: le oche lo accompagnarono e vennero offerte come piccoli doni della Chiesa di Populonia. Solo quando il Beato Cerbone fece il segno della Croce su di loro e le licenziò, le oche si innalzarono in aria e volarono via.” (Paolo Pisani – Santi, Beati e Venerabili nella provincia di Grosseto – Edizioni Cantagalli).
La leggenda prosegue, narrando che il Papa volle assistere di persona alla messa dell’alba, dopo aver trascorso la notte in preghiera con il Santo. Poté così assistere al miracolo del coro angelico, levatosi melodioso al momento dell’eucarestia. Concesse quindi a Cerbone di proseguire nella sua usanza e di rientrare a Populonia.
Come era già successo al suo maestro Regolo, anche Cerbone venne accusato di proteggere i Bizantini e il re dei Goti, Totila, famoso per la sua crudeltà, comandò che Cerbone venisse condotto nel bosco e dato in pasto ad un orso.
L’animale, alla sua vista, invece di assalirlo, piegò il collo e con la testa umilmente abbassata, iniziò a leccare i piedi di Cerbone.
Totila, che aveva voluto assistere personalmente all’esecuzione del suo ordine, dispose immediatamente la sua liberazione.
Nel 573 l’arrivo dei Longobardi sconvolse nuovamente la diocesi. e causò la fuga di Cerbone con il suo clero alla vicina isola d’Elba, controllata dai Bizantini. Vicino alla morte, il Santo Vescovo, nell’ottobre del 575 chiese come ultimo desiderio di essere sepolto in una chiesetta del Golfo di Baratti, sotto Populonia. Al timore espresso dai suoi seguaci d’incontrare i soldati longobardi, Cerbone li rassicura e prima di spirare dirà loro che vadano tranquilli poiché non capiterà loro alcun guaio.
TRATTO DAL PORTALE DELL’ALTA MAREMMA MASSA MARITTIMA