21 giugno 2017 Dimissioni a sorpresa, e con una coda di mistero, ai vertici di quella nuova struttura di controllo delle finanze della Santa Sede voluta da Papa Francesco: il Revisore generale Libero Milone, il “controllore dei controllori”, ha presentato “ieri al Santo Padre le dimissioni dall’incarico. Il Santo Padre – ha spiegato la sala stampa vaticana – le ha accolte. Si conclude così, di comune accordo, il rapporto di collaborazione”, scrive lo stringato comunicato ufficiale. Aggiungendo che “mentre augura al dott. Milone ogni bene per la sua futura attività, la Santa Sede informa che sarà avviato quanto prima il processo di nomina del nuovo Responsabile dell’Ufficio del Revisore Generale”. Dimissioni che però avrebbero alle spalle il “giallo” di un’inchiesta relativa allo stesso Milone. Un problema, quindi, che sembra essere legato alla persona e non all’Ufficio del Revisore generale, voluto da Bergoglio già nel 2014, quando le funzioni dell’allora Prefettura degli Affari economici, quella che era considerata la “corte dei conti” vaticana, furono chiuse e il suo lavoro “laicizzato” e professionalizzato con l’arrivo da fuori le Mura leonine di un vero esperto. Coadiuvato da una dozzina di persone, e da due revisori aggiunti, Ferruccio Panicco e Alessandro Cassinis Righini, nominati nel marzo 2016 per rinforzare l’attività di revisione delle finanze e dei bilanci vaticani. Tale, infatti, era la mission di Milone, professionista e manager dalla lunga esperienza internazionale, con un passato, tra l’altro in Deloitte & Touche, Wind, Telecom, Poltrona Frau, Falck e Fiat e anche all’Onu: era stato nominato il 9 maggio 2015 Revisore generale per i bilanci della Santa Sede e delle amministrazioni ad essa collegate. Il “mistero” delle dimissioni nasce da un’indiscrezione trapelata da più fonti: Milone sarebbe stato sottoposto ad un interrogatorio proprio ieri pomeriggio, avvenuto nel suo ufficio di Largo del Colonnato (fuori dal Vaticano ma in zona extraterritoriale) e al quale erano presenti uomini della Gendarmeria vaticana. Un’inchiesta interna, quindi, ma senza che siano trapelate indicazioni di sorta sui contenuti. Del Revisore generale si parlò qualche mese dopo la sua nomina, quando gli fu violato il computer. E fu la divulgazione di quella vicenda a fine ottobre 2015, nella quale il Revisore generale fu vittima e che denunciò lui stesso, che diede il via a Vatileaks 2, caso in cui Milone, però, non entrò mai. Diverso è il caso delle polemiche sulla gestione degli affari economici della Santa Sede, il cosiddetto “braccio di ferro” in corso in Vaticano sull’economia e la finanza. Uno scontro che ha visto come “ultima puntata” la revisione dei bilanci che sarà operativa con il bilancio consolidato 2017: una lettera datata 8 maggio 2017 era stata inviata congiuntamente a “tutti gli enti della Santa Sede e del Vaticano” dal Prefetto della Segreteria per l’Economia (Spe), il card. George Pell e proprio da Milone per ricordare che “l’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica (Apsa) non ha nessuna autorità né prerogativa per richiedere agli Enti della Santa Sede e del Vaticano di sottoporsi ad attività di revisione contabile né di inviare informazioni afferenti al proprio Ente alla società esterna PwC o ad altri soggetti”. La lettera era stato appunto l’ultimo tassello, in ordine di tempo, di quello che da più parti à stato definito come uno “scontro” tra lo stesso Pell e il cardinale Domenico Calcagno, il presidente dell’Apsa, l’ente che è considerato come una vera e propria banca centrale vaticana, e che gestisce anche il patrimonio immobiliare della Santa Sede. Ma Milone, 69 anni, non aveva avuto dubbi sulla sua missione, spiegando la sua posizione in un’intervista al Corsera del 18 marzo scorso: “…andrò fino in fondo con grande entusiasmo. Non ho cercato questo lavoro, per il quale sono stato selezionato da una grande società internazionale… Ma sono molto motivato dal privilegio di essere a disposizione del Papa, solo al quale l’Ufficio risponde. E di poter fare la mia piccola parte per una riforma decisiva per il Vaticano, come quella economica. Una riforma che forse non è stata ancora ben compresa in tutta la sua portata”. Di certo c’è soltanto che quella di Milone è al momento la più importante nomina fatta da Papa Francesco già naufragata con le dimissioni. –
Tratto da RAI NEWS