“Amoris laetitia deve essere compresa realmente nel senso di un ulteriore sviluppo delle affermazioni fin qui fatte dal magistero romano, sul modo pastorale di rapportarsi ai divorziati risposati. Qui si tratta di non ritenere più che credenti in «situazione irregolare» di un secondo matrimonio si trovino perciò stesso in uno stato peccaminoso di rifiuto oggettivo della legge di Dio. E perché no? Perché – così ci dicono il documento pontificio e la nostra esperienza di vita – anche una coppia risposata può essere una coppia di persone che si amano e che nella fede si prendono cura l’un dell’altro e insieme, nell’amore, si prendono cura dei loro figli. Finora veniva richiesto a questi partner di rinunciare alla loro sessualità, se volevano essere ammessi ai sacramenti. Ora quest’obbligo che era stato formulato da Giovanni Paolo II in Familiaris consortio 84 non vale più in ogni caso, dal momento che una simile rinuncia, a determinate condizioni, mette in pericolo il rapporto stesso”. E’ quanto si legge nel volume Amoris laetitia: un punto di svolta per la teologia morale?, a cura di Stephan Goertz e Caroline Witting, la cui edizione italiana edita da San Paolo è stata curata da Antonio Autiero. Il testo sarà presentato domani pomeriggio alla Pontificia Università Gregoriana.
Nell’interessante postfazione al volume, firmata da Autiero e Goertz, intitolata A proposito di dubbi, errori e distinzioni, si legge che “diversamente da come era nel modello tradizionale di un aut-aut, Amoris laetitia riconosce che anche in relazioni coniugali al di fuori del matrimonio sacramentale possono esserci «segni di amore, che in qualche modo riflettono l’amore di Dio». Ora, dato che non si deve necessariamente ritenere che persone divorziate e risposate che non vivono «come fratelli e sorelle» in nessun caso possono ricevere il sacramento della confessione e dell’eucarestia, nella questione dell’accesso ai sacramenti si deve necessariamente tenere in considerazione il loro giudizio di coscienza. Perciò si dice: stentiamo anche a dare spazio alla coscienza dei fedeli, che tante volte rispondono quanto meglio possibile al Vangelo in mezzo ai loro limiti e possono portare avanti il loro personale discernimento davanti a situazioni in cui si rompono tutti gli schemi. Siamo chiamati a formare le coscienze, non a pretendere di sostituirle”.
Per gli autori “è evidente che la trama profonda di questo nuovo sguardo ispirato da Amoris laetitia passa anche attraverso una mutata sensibilità, sia di linguaggio che di ottica. La formula ricorrente di «situazioni irregolari», già presente in Familiaris consortio, viene introdotta da Papa Francesco con l’appellativo di «cosiddette». Non si tratta qui solo di un’attenuazione cosmetica o addirittura di una messa in dubbio della particolarità e problematicità di determinate situazioni. Piuttosto si invita a considerare la complessità di tali situazioni, già a partire dal motivo per il quale esse si presentano a noi differenti e possono essere definite «irregolari». Ma sulla ragione intima di una simile «irregolarità» si viene chiamati ad essere sensibili, attenti e aperti al discernimento. Regolare e irregolare è necessariamente da riferirsi in modo esclusivo non alla sfera della legge, ma alla densità del significato del vissuto coniugale che si costruisce. Fatalmente potrebbe accadere che un matrimonio, iniziato in tutta conformità a buone intenzioni e celebrato con chiaro riferimento giuridico-canonico, nella sua storia vissuta perda la consistenza che «di regola» deve avere per essere quella «intima comunità di amore e di vita». E forse il secondo matrimonio potrebbe consentire ai divorziati risposati di recuperare tale profonda dimensione che «di regola» sostanzia il vissuto coniugale”.
Perciò, sempre secondo gli autori del volume, “quando si accusa Amoris laetitia di suscitare l’impressione che non ci siano più regole valide senza eccezione, si finisce per indurre in errore. Dire che determinati precetti valgono solo in generale non significa voler dire che allora non ci siano affatto precetti che valgono senza eccezione”. Gli studiosi sottolineano, che “secondo Papa Francesco, la Chiesa, a partire dal suo modo di comprendere la misericordia, deve sempre chiedersi se le sue dottrine morali realmente facciano bene alle persone, nelle loro diverse situazioni di vita, oppure se esse, forse in modo ingiusto, non addossino alle persone pesi difficilmente sopportabili. Questo appello alla competenza discrezionale presuppone che noi in molte «situazioni irregolari», nelle quali le persone possono venire a trovarsi, abbiamo a che fare con situazioni rispetto alle quali il giudizio morale di valore è stato definito già da prima. «Le soluzioni pastorali hanno bisogno del dono del discernimento»”.
Per gli autori, infatti, “qui emerge in modo evidente una differenza rispetto alla posizione secondo la quale le risposte pastorali nell’ambito di «situazioni irregolari» debbano sempre seguire in modo rigoroso i precetti morali che derivano dai principi della inseparabilità tra dimensione unitiva dell’amore coniugale e procreazione, da una parte, e della esclusività morale della sessualità all’interno del matrimonio, dall’altra. È ben noto che molte conferenze episcopali, all’indomani dell’enciclica Humanae vitae (1968), abbiano richiamato gli sposi cristiani all’importanza del loro proprio e inalienabile giudizio di coscienza in questioni di regolazione delle nascite. Esse hanno quindi compreso il precetto dell’enciclica non come un precetto che in ogni possibile caso obblighi in maniera assoluta gli sposi. A questo viene contrapposto ciò che si legge in Veritatis splendor, una posizione che nell’attuale discussione va nuovamente giocando un ruolo decisivo”.
Secondo gli studiosi, inoltre, “per la situazione dei divorziati risposati, Papa Francesco ha chiarito che per lui la soluzione pastorale contenuta nel suo documento senza dubbio è conciliabile con la legge di Dio, con l’istanza della misericordia e con il concetto cristiano della coscienza formata. I divorziati risposati possono ricevere il sacramento della penitenza e dell’eucarestia, quando per loro si configura quello che Amoris laetitia dice circa il discernimento etico sulla loro situazione di vita, condotto in modo differenziato e accurato. «Per questo non è più possibile dire che tutti coloro che si trovano in qualche situazione cosiddetta ‘irregolare’ vivano in stato di peccato mortale, privi della grazia santificante». Per il Papa sarebbe quindi una restrizione moralmente problematica affermare in modo automatico che una persona divorziata e risposata vive in stato di peccato mortale, unicamente a partire dal fatto che essa si trova in una situazione che a prima vista non corrisponde a una norma della chiesa. In realtà il cardinale Kasper, nella sua presa di posizione alla fine del discorso tenuto alla presenza dei cardinali in concistoro, nel febbraio 2014, ha già dato la risposta che va precisamente nel senso di Amoris laetitia: «Non esistono i divorziati risposati; esistono piuttosto situazioni molto variegate di divorziati risposati, che devono essere distinte in modo accurato. Non esiste nemmeno la situazione oggettiva che ostacola l’essere ammessi alla comunione, ma molte situazioni oggettive assai diverse». Proprio da questa volontà di discernimento Papa Francesco fa scaturire conseguenze per lui rilevanti”. DI F.A. GRANA
ED ORA VENIAMO ALLA RISPOSTA CHE FU DI UN ECCELSO PRINCIPE DELLA CHIESA IL SANTO PADRE PIO XII CHE NEL LONTANO 29 APRILE DEL 1942 DURANTE L’UDIENZA GENERALE DISSE :
Il nodo divino che nessuna mano umana può sciogliere.
II. I benefici effetti del matrimonio uno e indissolubile
Quando, diletti sposi novelli, vi raccogliete, da qualunque regione veniate, in questa Casa del Padre comune, voi non siete mai stranieri al Nostro cuore, a cui l’immensa bontà divina concede palpiti che ignorano distinzione di volti e di costume, di alto lignaggio o di umili natali, di cielo e di confini. Il Nostro cuore si allarga al vedervi, al numerarvi, e col suo ardore risponde al vostro affetto filiale, e Ci pone sul labbro un vivo accento di lode a Dio, che Ci fa esclamare : Quanto sono belle e fulgide di fede le sparse tende delle famiglie cristiane! In voi risplende al Nostro sguardo la dignità di sposi non solo insigniti del mistico crisma comune a tutti i fedeli per essere gente santa e regale sacerdozio, secondo la parola dell’Apostolo Pietro (1 Petr. 2, 9), ma anche innalzati, nell’atto santo delle vostre nozze, col libero e mutuo vostro consenso a ministri del sacramento del matrimonio; matrimonio che, rappresentando la unione perfettissima di Cristo con la Chiesa, non può essere che indissolubile e perpetuo.
Ma che dice la natura intorno a questa perpetuità? Mentre la grazia con l’azione sua non muta la natura, bensì sempre e in ogni cosa la perfeziona, incontrerebbe forse in essa una nemica che le si oppone? No: l’arte di Dio è mirabile e soave: non è mai che non consuoni con la natura, della quale Egli è l’autore. Quella perpetuità e indissolubilità, che la volontà di Cristo e la mistica significazione del matrimonio cristiano richiedono, è voluta anche dalla natura. Di questa la grazia adempie le brame, e le dà la forza di essere ciò di cui il suo miglior sapere e volere le ispira il desiderio.
Interrogate il vostro cuore, diletti sposi. Esso è inscrutabile agli altri, ma non a voi. Se richiamate al pensiero il momento in cui al vostro affetto sentiste pienamente rispondere un altro amore, non vi pare forse come se, da quell’istante fino al sì da pronunziarsi insieme avanti all’altare, fosse stato per voi un avanzare d’ora in ora con passi di ansiosa speranza e di trepida aspettazione? Adesso quella speranza non ha più « fior del verde », ma è rosa fiorita; e l’aspettazione attende altre gioie. Il vostro sogno è forse svanito? No: si è fatto realtà. Chi lo ha tramutato in realtà di unione innanzi all’altare? L’amore, che non è scomparso, ma è rimasto, si è reso più forte, più saldo, e nella sua fermezza vi ha fatto esclamare: questo amore deve rimanere immutato, intatto, inviolato, per sempre! Se l’affetto coniugale conosce albori e aurore, non ha da conoscere tramonti o stagioni, né giornate nuvolose e tristi, perché l’amore vuol essere sempre giovane, incrollabile al soffiare dei venti. Voi così attribuite al vostro amore nuziale, senz’accorgervene, staremmo per dire, con santa gelosia, quel segno caratteristico, che l’apostolo Paolo ascriveva alla carità, quando, esaltandola, diceva : Caritas nunquam excidit (1 Cor. 13, 8) : l’amore non viene mai meno. Il puro e vero amore coniugale è un limpido ruscello che per impeto di natura sgorga dalla rupe infrangibile della fedeltà, scorre tranquillo tra i fiori e i pruni della vita, fino a che si sperde nell’urna della tomba. La indissolubilità del matrimonio è dunque l’appagamento di un impulso del cuore puro e incorrotto, dell’anima naturaliter christiana, e si dilegua solo con la morte. Nella vita futura non vi saranno nozze, ma gli uomini vivranno in cielo come gli angeli di Dio : in resurrectione neque nubent, neque nubentur, sed erunt sicut angeli Dei in caelo (Matth. 22, 30). Se però l’amore coniugale in questo suo particolare carattere termina col cessare dello scopo a cui era ordinato sulla terra; tuttavia, in quanto esso ha agito nelle anime dei coniugi e le ha strette l’una all’altra in quel più grande vincolo di amore, che unisce i cuori con Dio e fra di loro, tale amore rimane nell’altra vita, come rimangono le anime stesse, nelle quali aveva avuto dimora quaggiù.
Ma l’indissolubilità del matrimonio è voluta dalla natura anche per un’altra ragione, perché cioè di tale dote essa ha bisogno per proteggere la dignità della persona umana. La convivenza coniugale è un istituto divino radicato nella natura umana quale unione di due esseri formati ad immagine e similitudine di Dio, che li chiama al proseguimento dell’opera sua nella conservazione e propagazione del genere umano. Fin nelle sue più intime espressioni tale convivenza appare come un che di estremamente delicato: essa rende felici, nobilita, santifica le anime, quando si eleva sopra le cose sensibili con l’ala della simultanea dedizione spirituale e disinteressata di ognuno dei due coniugi verso l’altro, con la coscienza, in ambedue vivente e radicata, di voler appartenere totalmente l’uno all’altro, di voler rimanere l’uno all’altro fedeli in tutti gli eventi e i casi della vita, nei giorni buoni e nei tristi, nella sanità e nella malattia, nei giovani anni e nella vecchiezza, senza limitazioni o condizioni, finché a Dio piacerà di chiamarli alla eternità. In questa coscienza, in questi propositi si esalta la dignità umana, si esalta il matrimonio, si esalta la natura che vede rispettata se stessa e le sue leggi; esulta la Chiesa, che scorge in tale comunanza di vita coniugale risplendere l’aurora del primo ordinamento della famiglia stabilito dal Creatore e il meriggio della sua divina restaurazione in Cristo. Quando ciò non avvenga, la vita comune corre pericolo di sdrucciolare nel fango di egoistica brama, la quale altro più non cerca se non la propria soddisfazione né pensa alla dignità personale e all’onore del consorte.
Date uno sguardo alla società moderna nei Paesi ove vige il divorzio, e domandate : Ha il mondo la chiara coscienza e visione di quante volte in essi la dignità della donna, oltraggiata e offesa, conculcata e corrotta, viene a giacere quasi sepolta nell’avvilimento e nell’abbandono? Quante lacrime segrete hanno bagnato certe soglie, certe stanze; quanti gemiti, quante suppliche, quanti disperati voti e accenti hanno risonato in certi incontri, per certe vie e viottoli, in certi angoli e deserti passi? No: la dignità personale del marito, come della moglie, ma soprattutto di questa, non ha migliore difesa e tutela che la indissolubilità del matrimonio. Sono in funesto errore coloro i quali credono che si possa mantenere, proteggere ed elevare la cultura della donna e il suo dignitoso decoro femminile, senza porvi a fondamento il matrimonio uno e indissolubile. Se la Chiesa, adempiendo la missione ricevuta dal divino suo Fondatore, con gigantesco e impavido impiego di santa e indomabile energia, ha sempre affermato e diffuso nel mondo il matrimonio inseparabile, date lode e gloria a lei d’aver con ciò altamente contribuito a tutelare il diritto dello spirito di fronte agli impulsi del senso nella vita matrimoniale, salvando con la dignità delle nozze quella della donna non meno che della persona umana.
PIO XII
WWW.VATICAN.VA
L’Amoris Laetizia in alcuni punti è in contraddizione con il Vangelo e con tutta la Tradizione Apostolica, piaccia o non piaccia… si tratta di un dato oggettivo!
Ma non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire… le parole molto chiare del Vangelo. E invece di ragionare con le categorie della fede, corre dietro a logiche mondane, usando la misericordia come paravento. Infatti sono proprio i farisei che ammettevano il divorzio (Mt 19,8) a differenza di Cristo che invece proclama la santità e l’indissolubilità del matrimonio (ad es. Mt 19,3-11; Marco 10,11-12; Luca 16,18). Il matrimonio tra battezzati è sacramento – cioè segno efficace – dell’amore di Cristo per la sua Chiesa. E Cristo ha amato la sua Chiesa dando tutto se stesso per Lei (Ef 5,25), spargendo per essa, sul talamo della croce, tutto il suo sangue! Quindi il matrimonio cristiano è indissolubile per sua stessa natura (anche dal punto di vista meramente umano il matrimonio ha già in sé elementi di indissolubilità). Mi rendo conto che questa prospettiva è una realtà esigente, superiore alle nostre forze (indebolite dal peccato originale). Ma è proprio questa realtà che siamo chiamati a vivere. Per questo Cristo si è fatto uomo ed è morto e risorto: per farci il dono dello Spirito e darci quindi la forza di praticare la Legge nuova del Vangelo, inaccessibile alle sole forze umane: Ez 36, 26-27 “Vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne. Porrò il mio spirito dentro di voi e vi farò vivere secondo i miei precetti e vi farò osservare e mettere in pratica le mie leggi…”. Chi commette adulterio, distrugge la vita divina che è in lui e se si accosta alla santissima Eucaristia senza pentimento, profana gravemente anche questo Sacramento che è il Signore stesso della gloria.
Ma queste cose, ben fondate nella Scrittura, nella Tradizione e nel Magistero, sono volutamente ignorate perché evidentemente anche qualche pastore vuole piacere al mondo e, non di rado, convive con il peccato.
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A Fabbie’!!!!
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Il signore è essere perfetto e imperscrutabile dall occhio umano. Certo che il matrimonio è indissolubile ma purtroppo ci sono casi in cui anche senza colpa o pur avendo fatto di tutto per mantenere salda l unione l altro o l altra é venuto meno a questo impegno semplicemente perché non ci credeva e sicuramente perche non aveva dio nel cuore. A questo punto é giusto condannare alla solitudine la persona che ha subito tutto cio??? È un lutto gravissimo da elaborare un interrogarsi continuo se a questo ci si aggiunge il peso di non poter amare un altra persona senza essere in grazia di Dio allora si condanna la persona stessa che può con cuore sincero amare e prendersi cura di un altra persona con tutti i presupposti dell amore sincero e coniugale. Dio guarda i cuori e chi tanto ama. Si può amare Dio e ricominciare dopo un fallimento personale senza sentirsi emarginati ed espulsi. Una regola non può essere generale… non siamo macchine ma esseri umani dotati di un anima e un cuore e pertanto ogni situazione va vagliata e analizzata Mel rispetto del Signore ma senza condannare a priori. Il papa sta dicendo questo e nulla di più. Il signore ci ama e legge solo lui nei nostri cuori quindi basta moralismi e condanne ad una vita di esteriorita finta e senza amore. Dio non confannerebbe i suoi figli a sofferenze atroci in nome di un matrimonio che in taluni casi diventa luogo di violenze e male profondo… e tutti abbiamo bisogno di essere amati e di amare e in questo non c é peccato alcuno. Il Signore ci benedica tutti
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secondo lei come facevano i nostri genitori, nonni , bisnonni , quando non esisteva il divorzio e magari in alcune parti dell’italia e non solo , venivano promessi senza neanche conoscersi , ed andavano di amore e di comune accordo??? Non a caso ho messo Pio XII ….
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Caro Anto.. dici bene: indissolibilita’ data da DIO..,cosa vuol dire?(la risposta è negli altri commenti), bene, ..ora nel Vangelo GESÙ dice all’adultera che è perdonata, di andare in pace e di non peccare più.. cosa intende? ..che deve tornare da suo marito e se non può ritornare (alcuni casi è giusto) deve rimanere sola.. si!! se non vuole peccare di nuovo.. sacrificio vero!!. questo vale anche per l’uomo…. mettiamocelo bene in testa che chi divorzia è un adultero.. capito?!!..,ma il Vangelo è sacrificio, difficile da seguire, specialmente per chi crede poco o nulla, o peggio è senza Timor di DIO… il primo Eccellente Sacrificio fu proprio GESÙ….. i sacerdoti devono essere di esempio con la loro vita impostata come quella di GESÙ.., ma siccome ora, molti di loro sono del mondo e non nel mondo, usano la Misericordia in modo falso dicendo che tutto è lecito.. intendi? ..divorzi, matrimoni gay.. ecc..ecc.. inoltre anche tutti i divorziati si ergono a loro personale difesa… ma,come dirci bene!!.. DIO ‘legge nei cuori’ e proprio perché ‘legge’ ha dato delle Leggi IMMUTABILI(chissà perché) che ora non vengono rispettate e vogliono pure modificarle su loro modello e piacimento… meditiamo sul nostro comportamento e sul nostro volere tutto e senza rinuncie.. e proprio perché non siamo macchine e abbiamo un intelligenza donataci da DIO, vediamo di usarla meditando prima di fare passi falsi e poi pentirsene.. troppo alla leggera si prendono certe decisioni.. avrei molto altro da scrivere, ma pongo la vista su quello visibile.. buona giornata.. l’esempio viene sempre dall’alto.. chi vuole intendere, intenda!!
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Cara Maria Luisa fermo restando che sono fermamente convinto che bisogni fare tutti i sacrifici e abbracciare la croce per guadagnarsi la salvezza eterna… ma sento il dovere di guardare fuori dal nostro orticello che può essere conforme al vangelo. Non tutti vivono situazioni così dette “regolari” e mi riallaccio alla tua affermazione: se uno divorzia é adultero …. non è così se una persona lo subisce il divorzio e vive solo santamente non è adultero … adultera come disse Gesù é chi anche nel suo cuore desideri la donna o uomo d altri…. poi riprendo il punto dell adultera e Gesù le disse va e non peccare piu….. i vangeli non ci dicono se quella donna abbia peccato o meno dopo il perdono di Gesù… intuiamo che dopo un tale Santo incontro quella donna sia stata guarita e non abbia più peccato ma se analizziamole scritture ai tempi di gGesù una prostituta o un adultera non veniva ripresa né dal marito né dal padre quindi aveva non molte possibilità… a me piace pensare si sia messa alla sequela di Gesù ma volutamente le scritture non ci dicono altro perché Gesù nella sua infinità misericordia perdona e riperdona ecco il perché del sacramento della riconciliazione che permette di essere sempre perdonati nonostante le nostre cadute e le notte fragilità. Papa Francesco ha compreso questo è ha invitato solo al discernimento da caso a caso ed essendo il papa il discendente di Cristo sulla terra per grazia ricevuta non può essere in errore quindi non va giudicato. Ricordiamoci tutti che anche noi potremmo vivere questo tipo di sofferenza e prima di puntare il dito contro il nostro fratello che vive un disagio che forse noi per grazia di Dio non abbiamo… dovremmo fermare a pensare che il Signore soltanto scruta nei nostri cuori e non siamo nessuno per mettere il marchio dell adultero a qualcuno senza conoscere la sua storia. I matrimoni gay e il resto di cui tu parli sono contro natura contro il Signore e il nostro corpo é tempio dello Spirito Santo e come tale va santificato con i buoni comportamenti e le buone opere. Ma in amoris laetitia si parla di altro. Il signore ci benedica tutti ora e sempre
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Io non credo affatto che il Signore ci benedice tutti adesso !!!!! Non lo credo affatto!
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Scusate ma siete cattolici cristiani? PerChe spaventa leggere che secondo voi il Signore non ci benefice tutti… siamo tutti suoi figli…. noi che viviamo conformemente al Vangelo e i poveri di Spirito che vivono nell oscurità data dall assenza nel loro cuore del Signore. Certo se qualche non credente leggesse il vostro messaggio in questo momento non troverebbe dagli apostoli di Cristo che siamo noi e anche voi la somiglianza al pAdre celeste in quanto figli…. più che le parole siamo chiamati coi fatti a dare testimonianza sulla terra della figliolanza a dio e dell appartenenza alla santa chiesa che è una Santa cattolica e apostolica…. si apostolica fatta da apostoli che vivono portando l infinito amore e l infinita misericordia del padre anche ai piu lontani e dispersi…. come quando Gesù lasciò le 99 pecorelle per cercare quella smarrita… Non credete che nel cercare di Gesù quella pecorella ci fosse benedizione anche verso il peccatore???? Benedire vuol dire dire bene e il. SIGNORE QUESTO FA
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Intendo dire che chi è divorziato e risposato si è automaticamente allontanato da Cristo!
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Certo è sacrosanto che si è allontanato da Cristo… ma per quanto un figlio si possa allontanare dal Padre… il padre celeste non si allontana mai da lui… non si stanca mai di tenergli la mano… aspettando che quel figlio apra il cuore e capisca dove andare e capisca quale sia la via di salvezza…. come il figliol prodigo…. quando torna da suo padre lo riempie di gioia ancor di piu ‘ dell altro figlio che gli era stato sempre accanto e fedele e certamente l avrà benedetto sempre non solo quando e ‘ tornato a lui ma soprattutto quando era smarrito perché nel perdersi tutti abbiamo più bisogno della benedizione del padre celeste…. stiamo molto attenti noi praticanti a cio che scriviamo riguardo il Signore… non sia mai che ci prendiamo responsabilita di decidere chi come e quando il signore decida di benedire…. Dio é infinita bontà da lui scaturisce il sangue e acqua della sua infinità e incessante misericordia e come disse Gesù a suor Faustina…. quanto piu grande è il peccatore tanto più ha diritto alla mia misericordia….. passiamo fratelli sempre il vero messaggio di nostro Signore Gesù Cristo…… il Signore ci possa illuminare e custodire e benedire ogni giorno della nostra vita… Amen
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