Una Chiesa ridimensionata, con molti meno seguaci, costretta ad abbandonare anche buona parte dei luoghi di culto costruiti nei secoli. Una Chiesa cattolica di minoranza, poco influente nella scelte politiche, socialmente irrilevante, umiliata e costretta a “ripartire dalle origini”.
Ma anche una Chiesa che, attraverso questo “enorme sconvolgimento”, ritroverà se stessa e rinascerà “semplificata e più spirituale”. E’ la profezia sul futuro del cristianesimo pronunciata oltre 40 anni fa da un giovane teologo bavarese, Joseph Ratzinger. Riscoprirla oggi aiuta forse a offrire un’ulteriore chiave di lettura per decifrare la rinuncia di Benedetto XVI, perché riconduce il gesto sorprendente di Ratzinger nell’alveo della sua lettura della storia.
La profezia concluse un ciclo di lezioni radiofoniche che l’allora professore di teologia svolse nel 1969, in un momento decisivo della sua vita e della vita della Chiesa. Sono gli anni turbolenti della contestazione studentesca, dello sbarco sulla Luna, ma anche delle dispute sul Concilio Vaticano II da poco concluso. Ratzinger, uno dei protagonisti del Concilio, aveva lasciato la turbolenta università di Tubinga e si era rifugiato nella più serena Ratisbona.
Come teologo si era trovato isolato, dopo aver rotto con gli amici “progressisti” Küng, Schillebeeckx e Rahner sull’interpretazione del Concilio. E’ in quel periodo che si consolidano per lui nuove amicizie con i teologi Hans Urs von Balthasar e Henri de Lubac, con i quali darà vita a una rivista, “Communio”, che diventa presto la palestra per alcuni giovani sacerdoti “ratzingeriani” oggi cardinali, tutti indicati come possibili successori di Benedetto XVI: Angelo Scola, Christoph Schönborn e Marc Ouellet.
In cinque discorsi radiofonici poco conosciuti – ripubblicati tempo fa dalla Ignatius Press nel volume “Faith and the Future” – il futuro Papa in quel complesso 1969 tracciava la propria visione sul futuro dell’uomo e della Chiesa. E’ soprattutto l’ultima lezione, letta il giorno di Natale ai microfoni della “Hessian Rundfunk”, ad assumere i toni della profezia.
Ratzinger si diceva convinto che la Chiesa stesse vivendo un’epoca analoga a quella successiva all’Illuminismo e alla Rivoluzione francese. “Siamo a un enorme punto di svolta – spiegava – nell’evoluzione del genere umano. Un momento rispetto al quale il passaggio dal Medioevo ai tempi moderni sembra quasi insignificante”. Il professor Ratzinger paragonava l’era attuale con quella di Papa Pio VI, rapito dalle truppe della Repubblica francese e morto in prigionia nel 1799. La Chiesa si era trovata allora alle prese con una forza che intendeva estinguerla per sempre, aveva visto i propri beni confiscati e gli ordini religiosi dissolti.
Una condizione non molto diversa, spiegava, potrebbe attendere la Chiesa odierna, minata secondo Ratzinger dalla tentazione di ridurre i preti ad “assistenti sociali” e la propria opera a mera presenza politica. “Dalla crisi odierna – affermava – emergerà una Chiesa che avrà perso molto.
Diverrà piccola e dovrà ripartire più o meno dagli inizi. Non sarà più in grado di abitare gli edifici che ha costruito in tempi di prosperità. Con il diminuire dei suoi fedeli, perderà anche gran parte dei privilegi sociali”. Ripartirà da piccoli gruppi, da movimenti e da una minoranza che rimetterà la fede al centro dell’esperienza. “Sarà una Chiesa più spirituale, che non si arrogherà un mandato politico flirtando ora con la Sinistra e ora con la Destra. Sarà povera e diventerà la Chiesa degli indigenti”.
Quello che Ratzinger delineava era “un processo lungo, ma quando tutto il travaglio sarà passato, emergerà un grande potere da una Chiesa più spirituale e semplificata”. A quel punto gli uomini scopriranno di abitare un mondo di “indescrivibile solitudine” e avendo perso di vista Dio, “avvertiranno l’orrore della loro povertà”.
Allora, e solo allora, concludeva Ratzinger, vedranno “quel piccolo gregge di credenti come qualcosa di totalmente nuovo: lo scopriranno come una speranza per se stessi, la risposta che avevano sempre cercato in segreto”.

Sì di vera profezia si tratta.
Ormai dobbiamo testimoniare , contrastati , chi è veramente l’uomo per testimoniare chi è Dio.
Nella Chiesa dobbiamo testimoniare a fatica che Cristo solo ha il potere di darci un nuovo destino e che la Chiesa è la sua Sposa.
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Sì penso che noi popolo incostante di Dio riscopriremo la vera essenza della spiritualità cristiana.Ora un po’ falsata dal ciclone di cose nuove che si è abbattuto su tutti noi e che ci travolge.Ci rimarrà una forza che nessuna forza potrà travolgere con lo Spirito Santo la Chiesa piccola è povera rinascerà dal grembo della madre Maria.
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La Vergine Immacolata non potrà mai abbandonare i suoi figli, ma se noi non ascoltiamo le SUE PAROLE , le SUE RICHIESTE di PREGHIERA , allora ciò che scrive il Papa emerito non sarà solo una profezia, ma VERITÀ.
I figli della Chiesa cattolica resteranno pochissimi, ma la loro forza sarà tale da dar vita alla NUOVA CHIESA SULLA PAROLA DI CRISTO GESÙ.
INIZIERÀ TUTTO DA CAPO, MA FINALMENTE LA CROCE TRIONFERÀ, L’AMORE AVRÀ VINTO LA SUA BATTAGLIA SUL MALE E ALLORA, SOLO ALLORA POTREMO TORNARE AD ESSERE FIGLI DI DIO, FIGLI DI MARIA, LA NOSTRA MAMMA DEL CIELO CHE CONTINUA AD AMARCI PERCHÉ TUTTI FIGLI SUOI.
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Dio è luce e gioia..Domenica di Pasqua.di Risurrezione distribuendo la s. Comunione ho visto troppi volti tristi..arrabbiati..demotivati…La fede va coltivata alimentata ogni giorno…se viviamo come degli zombi e ci ricordiamo di essere stati batezzati solo quando stiamo x affogare…non siamo di esempio x nessuno e renderemo il mondo sempre più freddo e cinico..
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Sarà così ,perché la verità ,la luce sul male oscuro trionfa sempre .Non dimentichiamo di pregare !
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Sì, riesco a credere in questa profezia, che mi induce a pensare che noi siamo più esposti alle tentazioni del male nel nostro momento storico. Comunque credo che adesso i pericoli principali dell uomo siano la tecnologia e la ricerca senza fine per perfezionarla, volendo assurgere a scopo dell esistenza umana, soprattutto tramite l uso sconsiderato di cellulari e altri mezzi simili, l’ indifferenza e la noia continue che ci derivano da essa.
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