ORIANA E BENEDETTO: UNA BUSSOLA NEL FURORE DELL’ASSURDO

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Nell’ora della barbarie squadernata e dell’angoscia in gola può essere utile ripensare a Oriana Fallaci e Benedetto XVI.

Se delle parole, dei libri di Oriana Fallaci, abbiamo ampiamente letto – spesso a sproposito – sul web e sui social network, molto meno si è detto di Benedetto XVI.

La Fallaci, nel discorso pronunciato a New York il 29 novembre 2005 quando le fu conferito il premio Annie Taylor, dedicò due passaggi a papa Ratzinger, che pochi mesi prima l’aveva ricevuta “in privatissima udienza”:

“un papa che ama il mio lavoro da quando ha letto “Lettera a un bambino mai nato” e che io profondamente rispetto da quando leggo i suoi libri intelligenti.

Di più, un papa col quale mi capita di essere d’accordo in molte occasioni. Per esempio quando egli scrive che l’Occidente ha sviluppato una sorta di odio di sé, che non solo non si ama più, ma ha perso la sua spiritualità e rischia di perdere anche la sua identità. (Esattamente ciò che io ho scritto quando ho scritto che l’Occidente è malato di un cancro morale e intellettuale. In realtà lo noto spesso: “Se un papa e un’atea dicono la stessa cosa, in questa cosa ci deve essere qualcosa di fortemente attuale”).

Nuova parentesi: io sono atea, sì. Un’atea-cristiana, come spesso sottolineo, ma un’atea. E papa Ratzinger lo sa molto bene: in “La forza della ragione’” io dedico un intero capitolo a spiegare l’apparente paradosso di questa autodefinizione. Ma sapete che cosa dice il papa ad atei come me? Dice: “Okay (l’okay è mio, naturalmente), allora veluti si Deus daretur. Comportati come se Dio esista”.

Parole da cui si deduce che nella comunità religiosa c’è gente più aperta e intelligente che nella comunità laica alla quale appartengo. Persone così aperte e così intelligenti che neppure provano, neppure sognano, di salvare la mia anima (intendo dire, di convertirmi). Questo è anche il motivo per cui io affermo che, nel vendersi all’islam teocratico, il mondo laico ha perso il più importante appuntamento offertogli dalla storia. E facendo così ha aperto un vuoto, un abisso, che solo lo spirituale può riempire…

In Ratzinger e in chiunque accetta la mia inquietante indipendenza di pensiero e di comportamento, io vedo un compagno di strada. Così ci siamo incontrati, questo intelligente, giusto, fine signore e io. Liberi da cerimoniali, formalità, a tu per tu nel suo studio di Castel Gandolfo conversammo per un po’. E questo incontro non professionale ci si aspettava che restasse segreto. Nella mia ossessione per la privacy io chiesi che fosse così. Ma le voci trapelarono lo stesso…”.

Pochi mesi dopo, papa Benedetto XVI pronunciò a Ratisbona una celebre lectio magistralis in cui tra l’altro citò l’estratto di una conversazione di fine XIV secolo tra l’imperatore bizantino Manuele II Paleologo e un colto persiano, nella quale l’imperatore affermava:

“La violenza è in contrasto con la natura di Dio e la natura dell’anima… Dio non si compiace del sangue;… non agire secondo ragione, è contrario alla natura di Dio.

La fede è frutto dell’anima, non del corpo. Chi quindi vuole condurre qualcuno alla fede ha bisogno della capacità di parlare bene e di ragionare correttamente, non invece della violenza e della minaccia… Per convincere un’anima ragionevole non è necessario disporre né del proprio braccio, né di strumenti per colpire né di qualunque altro mezzo con cui si possa minacciare una persona di morte…”

Il papa commentava: “L’affermazione decisiva in questa argomentazione contro la conversione mediante la violenza è: non agire secondo ragione è contrario alla natura di Dio.”

L’ “atea-cristiana” e il papa. Un accostamento che può sembrare incongruo e strampalato, ma che non lo è. Certo non lo è in questi giorni. In questi giorni più che mai suona profetico. E sia detto senza un filo, ma davvero senza un filo di retorica (non oseremmo permettercela, in questi giorni).

di Gregorio Parola   15 Novembre 2015

5 pensieri su “ORIANA E BENEDETTO: UNA BUSSOLA NEL FURORE DELL’ASSURDO

  1. Quando si discute ragionevolmente e si tenta una soluzione umana al di là della violenza, è dimostrazione di onesta volontà e si è sul campo della fede ammettendo i propri limiti/ superare certe problematiche di base morale è disumano

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      1. Vero una grande giornalista e un grande Papa che ho anche avuto il dono d ‘incontrare 2 anni fa

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