Gli anni ed un uomo non possono essere computati come le cifre di un bilancio commerciale. Essere uomini è qualcosa che ogni giorno ricomincia sempre da capo. È per questo che il “progresso “non lo si può “contare ” ne’ “Addizionare”: chi lo vuole fare deve prima degradare l’uomo al numero, “azzerare “la sua anima, cioè il suo contrassegno spirituale, che denota l’irripetibile originalità.
“Esser uomini “ricomincia ogni giorno sempre “da capo”, in ogni individuo.
Per questo non si può “fissare “la felicità del genere umano una volta per tutte e poi moltiplicarla per un tasso di interesse.
Qualunque promessa di tal genere, in fondo, non è altro che una presa in giro per l’uomo, per quanto noi ci possa anche essere abituati. Il successo di una precedente generazione non può divenire automaticamente tale anche per la generazione successiva.
Ogni generazione può e deve creare a partire da quanto è stato costruito nel passato. Ma ognuna deve sempre di nuovo dar sostanza, soffrire conquistare la dignità in cui consiste, in ogni tempo, l’essere uomini.
Per questa ragione, il senso della fede cristiana non può, ne potrebbe essere quello di ridisegnare il mondo, come fosse una funzione matematicamente calcolabile, facendone un “paradiso” sempre più rigogliosamente e traboccante e sempre più assicurato. Ciò che è in essa redime l’uomo consiste piuttosto nell’offrire sempre di nuovo a ogni generazione la forza in virtù della quale essa può vivere, e con il cui sostegno morire.
Le cose stanno così anche perché questo mondo non può mai soddisfare del tutto l’uomo. Non si darà mai un giorno in cui l’uomo rinuncerà a sperare, in cui smetterà di essere colui che, sperando, aspira a questi Infinitamente Grande -cioè Dio stesso-che trascende tutto ciò che è del mondo.
In questo senso, dobbiamo tornare a essere è un tempo più “modesti” e “immodesti”. Più “modesti”: nel senso che dobbiamo abbandonare la pretesa erronea che, in questo mondo, si possa disporre, e disporre in maniera esauriente e definitiva, di ciò che ultimamente soddisfi l’uomo.
Ma anche più immodesti: nel senso di pretendere più di quanto possa assicurare qualsiasi pianificazione del futuro, cioè l’eternità: Dio stesso.
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